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Realizzata il: 21/02/2011
Autore: Tempo
Ciao ragazzi e benvenuti su Groovebox.it. Come prima cosa presentateci la formazione della band e da dove venite.
Fabrizio Pollio: voce e chitarra; Fabrizio Vercellino: Chitarra; Vito Gatto: Violino; Mamo: Batteria. Veniamo tutti dalla periferia ovest di Milano.
Raccontateci un po' di storia della band: chi sono i fondatori ufficiali, quando è nata la band e com'è nata l'idea?
I due Fabrizio fondano la band nel 2004 e si mettono subito alla ricerca degli altri componenti. L’idea era semplice: suonare canzoni proprie e fare concerti. Non c’era un piano di fondo. C’era un impulso.
Parlateci un po' del nome della vostra band: come nasce e che significato ha per voi?
Dramma come azione, come teatro della realtà. Io come introspezione, come punto di vista, come mistero. Punto interrogativo, come curiosità, instabilità e di questi tempi, di ribellione a un sistema che non vuole che ci si faccia domande.
Descriveteci il vostro sound e a quali gruppi e generi vi ispirate maggiormente. Tralasciando il solito discorso "non ci piace essere catalogati in un genere preciso", in quale movimento/genere vi collochereste?
Facciamo rock, contaminato e contemporaneo. Veniamo tutti da generi diversi, dal jazz al death. Ci accomunano band come i C.S.I, The Doors, i Radiohead, i Joy Division e i Prodigy.
Presentatevi a chi non vi conosce: come descrivereste il vostro ultimo disco e cosa possono aspettarsi gli ascoltatori dalle vostre canzoni?
E’ un album che parla di come tutto inesorabilmente venga consumato e poi finisca, nel bene e nel male, e parla di come stiano mettendosi male le cose qui. Lo fa con rabbia e con poesia, senza piangersi addosso. Non credo la gente si aspetti qualcosa. Siamo noi a desiderare che ascoltino ciò che volevamo dire.
Ora parliamo della vostra carriera: cosa avete inciso fino ad oggi e quante esperienze dal vivo avete avuto?
Abbiamo inciso due EP ("io?drama" e "Viscerale") e due album: “Niant’altro che Madrigali” nel 2007 e “Da consumarsi entro la fine” nel 2010. Come IO?DRAMA abbiamo circa 200 concerti.
Qual è la vostra canzone di cui andate più fieri?
“Dafne in Tangenziale” ci mette un po’ tutti d’accordo.
Se, fantasticando, poteste scegliere un producer con il quale incidere un nuovo album, chi scegliereste?
Martin Hannet. Purtroppo è morto, ma ci hai detto di fantasticare!!!
E con quale musicista/gruppo realizzereste invece un pezzo assieme?
Eddie Vedder.
Qual è finora il momento più bello e/o importante da quando siete una band?
Difficile scegliere. Il nostro primo live all’Alcatraz fu una bella botta.
Chi è il principale compositore della band? Usate qualche metodo per assemblare tutte le idee che vi passano per la testa?
I pezzi sono principalmente scritti da Fabrizio Pollio, poi in sala prove viene il bello. Non c’è un metodo preciso, ma tendiamo a assecondare lo spirito della canzone.
Parlateci un po' dei vostri testi: chi è il songwriter principale e quali sono gli argomenti che preferite trattare?
I testi sono di Fabrizio Pollio. Sono stati d’animo contestualizzati spesso nel sociale. Spesso sono testi di denuncia o sfoghi, ma non si disdegna il sesso e la metafisica.
Quant'è importante per voi l'attività live di una band e quant'è determinante secondo voi la presenza scenica e perchè?
Il live è importantissimo ed è il mezzo più forte e leale per farsi conoscere e scoprire. La presenza scenica conta tanto ma non basta.
Cosa possono aspettarsi i ragazzi che vengono ad assistere ad un vostro show?
Un live selvaggio e dolce, a volte psichedelico, sempre spontaneo.
Un vostro parere sulla scena italiana e suggerimenti per accrescere il movimento underground sempre più affollato; inoltre vorremmo che ci indicaste quali sono secondo voi i migliori gruppi italiani del momento.
In Italia c’è un sacco di roba buona. Sarebbe bello che nell’Underground si collaborasse un po’ di più e forse sarebbe bello si diversificassero ancora di più le varie scene, non per dividersi, ma per valorizzare ulteriormente alcune ricerche stilistiche. In Italia apprezziamo molto il lavoro di Teatro degli Orrori, Grenouille, Ministri, Giorgio Canali, The Unders.
Meglio uscire per un etichetta discografica (che sìa major o indie) o lasciare l'intera gestione della band in stile D.I.Y. e perchè?
Meglio fare ciò che in quel momento conviene fare. Non c’è una risposta universale. Certo di questi tempi, non sapendo dove sbattere la testa, un po’ di autogestione non fa male, anche in caso di etichetta.
Quanto conta secondo voi il look di una band al giorno d'oggi? Voi badate molto ai "costumi" o salite sul palco in stile "acqua e sapone"?
Non siamo molto diversi dal solito sul palco, ma un minimo di occhio al look conta, se usato un po’ come per i colori in faccia nelle tribù. In quel caso ti dà più forza. Se ti devi sentire un cretino vestito in un certo modo, allora la presenza scenica anziché aumentare, diminuisce.
Quanto secondo voi possono aiutare i social network come Myspace, Facebook, Twitter a far conoscere una band?
Possono aiutare molto. Più passa il tempo più è difficile spiccare anche lì, ma sono molto utili.
Prima abbiamo parlato dei gruppi ai quali vi ispirate di più per il genere che fate. Ora invece vorrei parlare dei gruppi che vi hanno cambiato la vita. Quali sono i vostri gruppi preferiti?
Mamo: Pantera.
Fabrizio Vercellino: Django Reinhardt.
Fabrizio Pollio: Fabrizio De André.
Vito Gatto: Prodigy.
A livello di musicisti, qual è il vostro sogno nel cassetto?
Riuscire a fare musica serenamente, a tempo pieno, in un paese un po’ più vero.
Album (o gruppo) straniero da consigliare ad un amico
Einsturzende Neubauten: “Silence is Sexy”
Album (o gruppo) italiano da consigliare ad un amico
Grenouille: “Saltando dentro al fuoco”
Album (o gruppo) in cui avresti voluto suonare
Dopo 10 minuti di viaggi con la mente, questa domanda la passiamo. Troppe idee.
Ultimo album (o gruppo) ascoltato
Nanni Svampa: Canzoni dell’Osteria
Ultima cosa: lasciate un breve messaggio di saluto che possa anche convincere le persone ad ascoltarvi.
“Il dato di fatto è che stiamo scadendo, noi scheletri in scatola da consumarsi entro la fine. Qui non c’è differenza tra un reality show e un film d’autore. Qui non c’è Charlie Chaplin. Qui c’è il dittatore.”
Se la pensate così, concedeteci un ascolto.
Ciao e grazie.