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SONIC HIGHWAYS
"It started with a spark"..prendo in prestito un verso dello stesso Dave Grohl per introdurre il nuovo disco dei Foo Fighters, un album monumentale che rappresenta a tutti gli effetti il più ambizioso capitolo nella loro carriera giunta ora al 20° anno.
Al contrario di quanto accadde col più "ingombrante" In Your Honor, il doppio album del 2005 che li proiettò definitivamente nell'Olimpo del rock, o dell'esperimento analogico di Wasting Light del 2011, "Sonic Highways" è qualcosa che va oltre i soliti canoni di un album rock: 8 canzoni registrate in 8 studi di registrazione diversi scelti tra le città musicalmente più rappresentative d'America, ripercorrendone la propria storia, incarnano lo spirito di ribellione che ha reso questo genere musicale cosÏ popolare, andando esattamente controcorrente rispetto agli standard attuali in cui si privilegia maggiormente il prodotto seriale rispetto all'espressività personale.
Un esperimento talmente folle che Dave Grohl ha pensato bene di azzardare ancora di più. Ancora elettrizzato dall'esperienza cinematografica di "Sound City", "Sonic highways" ha ispirato una docu-serie tv prodotta da HBO e diretta dallo stesso Grohl che si pone come una sorta di libretto d'istruzioni per la lettura dell'album, ripercorrendone la genesi e mostrando il legame indissolubile che si è venuto a creare tra le canzoni e le città in cui sono state scritte e registrate, un viaggio sulle strade sonore che attraversano gli States. Emozionante e - mi si permetta - "educativa", la serie celebra così quei personaggi - musicisti, produttori e quant’altro- che fanno a tutti gli effetti parte del patrimonio culturale nazionale, alcuni dei quali hanno addirittura offerto il proprio contributo in fase di registrazione (Rick Nielsen, Joe Walsh, Joan Jett, Zac Brown...).
Tornando ora al discorso prettamente musicale, i Foo Fighters correggono oggi leggermente il tiro e si trasformano volontariamente in una band classic rock, suonano retrò ma per niente nostalgici, più riflessivi mi verrebbe da sottolineare. Non è un caso che proprio in questo disco sia presente forse una delle canzoni più sorprendenti della loro intera discografia e tra le più belle canzoni rock ascoltate negli ultimi 15 anni. "Something from nothing", il cui inizio beatlesiano ricorda per certi versi "The pretender", è infatti un pezzo carico di pathos, complesso negli arrangiamenti, con continui cambi strumentali e di emozioni, in una sola parola imprevedibile.
Anche la scelta stessa di non andare oltre le 8 tracce favorisce un ascolto molto più fruibile e attento ai particolari, qualcosa che sta andando perduto nel presente e che questi cinque signori vogliono assolutamente impedire.
Voto: 8
01. Something From Nothing
02. The Feast And The Famine
03. Congregation
04. What Did I Do?/God As My Witness
05. Outside
06. In The Clear
07. Subterranean
08. I Am A River