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ONE BLOOD
La scena dell'hard core anni novanta, ritrova, un po’ a sorpresa, uno sei suoi pesi massimi, i Downset. Perchè la band di Rey Oropeza ha riacceso la luce dopo dieci anni di buio e silenzio totale? Eccovi il motivo: poco più di un anno fa l'ex chitarrista Rogelio Rozano, ha deciso, di propria iniziativa, di riformare i Downset con una nuova line up, cosa che evidentemente ha infastidito il fondatore e frontman della band, Mr. Oropeza. A questo punto Rey, decide di richiamare alle armi quanti più membri originali della band e tornare on the road, usando il nome Downset, ovviamente. All'appello rispondono il chitarrista e membro fondatore Ares, il bassista James Morris ed il batterista Chris Hamilton. I Downset sono tornati, addirittura con due band (...). Preso atto del ritorno dei veri Downset, l'ex Rozano, non ha potuto fare altro che riconoscere la paternità della band a Rey Oropeza e continuare la propria carriera solista sotto il nome "Cut Throat". Ed ecco che i Downset rinascono dalle proprie ceneri come un'araba fenice, nel corso del 2013, offrendo una serie di live dinamitardi come ai vecchi tempi, nonostante all'orizzonte, per qualcuno, si avvicini il mezzo secolo di candeline. Dopo i live, arriva anche l'album "One Blood" che vede i nostri in gran forma, alle prese con un hardcore/rapcore old school che pesca principalmente da "Do You Speak A Dead Language" (1996) e dall'ultimo (fino a ieri) lascito, "Universal" (2004). La miccia è accesa dall'intro di basso del singolo "One Blood" che si trasforma in un'assalto sonoro tra groove e punk su cui Oropeza, come ai vecchi tempi, stampa le proprie tematiche sociali a suon di rap e urla laceranti. Per gli amanti del periodo "Check Your People" vorrei segnalare "Without" e "Know Me", due autentiche molotov. L'album non presenta veri e propri picchi, forse manca una "Anger" o una "Empower" per intenderci, tuttavia per tutti i 43 minuti della sua durata non si avvertono cali di tensione o brani riempitivi. Con "Why We Can't Wait" si pigia sul pedale dell'acceleratore, con un punk-hardcore corazzato che non ti lascia nemmeno il tempo di rifiatare, mentre con "Tu Corazon" arriva il momento della lingua madre di Rey, lo spagnolo, per un brano che in certe sue parti sa molto di Helmet. Insomma, i Rage Against The Machine non hanno voluto regalarci un nuovo album, ma almeno ci possiamo consolare con dei Downset tirati a lucido. Consiglierei a tutti i fan dell'hard-core dell'ultima ora di andarsi a riscoprire questa underground ma importantissima band. Downset, since 1989.
Voto: 7,5
1. One blood
2. Without
3. Champion
4. All I got
5. It's your world
6. Why we can't wait
7. Tu corazon
8. Who's trippi'n (intro)
9. Who's trippi'n
10. Passion
11. No doubt
12. Know me