Il nome Sybil Vane prende spunto dalla ragazza suicida del quale era innamorato Dorian Grey nel romanzo di O. Wilde. Il quartetto pesarese ci propone, con il loro omonimo album di debutto, un rock psichedelico, lo-fi e pieno zeppo di distorsioni.
8 brani per condurci all’interno del loro mondo, ove la fà da padrone la chitarra elettrica con le sue sonorità allungate,quasi noise, e la voce assolve semplicemente al suo compito senza eccedere e senza sovrastare gli altri strumenti. In verità proprio il cantato risulta sempre un po’ sottotono, molto effettato, quasi a coprire eventuali possibilità di sbavature. Molto buone invece le prestazioni della sezione ritmica, con cambi e mid-tempo inaspettati. Esaltante l’accelerazione finale nel brano di chiusura Bullshit.
Un disco che andrebbe ascoltato tutto d’un fiato come se i brani fossero un'unica traccia, visto anche che risultano tutti un po’ simili tra loro. Ed è proprio questo che si rileva sia in positivo che anche un po’ in maniera negativa nell’intero lavoro. Negativa perché non vi è un particolare brano destinato a spiccare, invece, all’opposto perché i brani sono davvero ben collegati e fedeli all’impronta che la band vuole lasciare.
Nel lavoro traspare l’impegno e la voglia di fare e comunicare che la band si propone nonostante l’età media della band sia di quarant’anni.
Fortemente consigliato agli amanti di Sonic Youth e Flaming Lips.