Il progetto Aftershock è il risultato di quel che può dare l'unione della mente umana con quella artificiale-calcolatore del computer.
La cosa non stupisce in quanto oggigiorno chiunque è in grado di "comporre" e "incidere" dischi stando comodamente seduti sulla poltrona della camera da letto davanti a un pc selezionando, guardando fisso il monitor, come deve suonare la batteria, quanto debba spingere il basso nel ritornello ecc..
Già, il disco "Non c'è vita su Marte" è un "duo" composto da Giando Carbone (chitarre) e un Personal Computer, nient'altro.
Il risultato è quel che si potrebbe definire un "soundtrack album" in quanto i pezzi, intitolati in italiano, sono tutti quanti instrumental senza parti vocali.
Parlando di genere tanto per catalogare l'album da qualche parte, è un misto di indie rock ed elettronica anni '80 soprattutto evidente nel brano "Nuove forme di vita nel frigo" che richiama a tratti i Kraftwerk con il pianoforte inquietante a svolgere l'arduo compito di colonna sonora dell'intero brano insieme a beat minimali.
"Non c'è vita su Marte" sembra più il risultato di un pomeriggio di cazzeggio con la chitarra e pc tanto per ammazzare la noia e spero che con l'ingresso di Gianluca Cupo il progetto, diventato nel 2010 una band completa, presenti brani decisamente più interessanti, suonati soprattutto da esseri umani; questo perchè il rock - in tutte le sue forme, generi e sottogeneri - rappresenta appieno il sinonimo di duro lavoro di gruppo, sudore, fatica e scambi d'opinione tra i vari componenti (umani) della band e non uno schitarrare qua e la utilizzando i tasti ALT-CTRL-CANC e molteplici click del mouse perchè il risultato risulterebbe fiacco, "di plastica", fasullo (se si vuole suonare rock).
La comunicazione "Uomo-Pc" lasciamola ai Dj, non ai rocker.