A quanto pare in questo periodo va di moda tornare stilisticamente alle proprie origini e così ecco che ci ritroviamo i Filter dell’ex Nine Inch Nails Richard Patrick alle prese con il loro quinto studio album (anzi doppio album) “The Trouble With Angels”.
Come già detto il qui presente nuovo cd della band americana spazza via completamente le chitarre acustiche ed il post grunge patinato degli ultimi lavori e tira fuori dal cassetto le vecchie influenze industrial e metal confezionando un prodotto dalla qualità quasi impeccabile. L’industrial sta alla base dell’opener “The inevitable relapse”, un brano incisivo e grintoso che sa molto di NIN e di Starfuckers. Abbandonato l’industrial si passa all’iniziale groove possente di “Drug boy”, che ricorda un po’ i vecchi Korn ma che di lì a poche note si consegna completamente alle bellissime melodie quasi sognanti di Patrick, creando un connubbio tra parti heavy e melodiche accostabile quasi all’attitudine dei Deftones.
Gli attacchi delle seguenti “Absentee father” e “No love” potrebbero quasi far pensare al Manson del periodo "Antichrist Superstar/Mechanical Animals" ma alla fine regna sempre sovrana l’interpretazione di Richard Patrick, sempre ricercata, mai banale o alla ricerca del singolo da classifica, con quel melodico graffiato in grado di rendere al meglio sia nelle parti da battaglia sia in quelle più intime. “No re-entry” è una bellissima e romanticissima semi ballata che vi farà venire la pelle d’oca ad ogni ascolto.
Nel secondo cd si fanno notare la versione remixata di “The inevitabile relapse” che è quasi più aggressiva dell’originale, il passaggio rock/grunge della bella “Drowning” e la bellissima “Shot from the sun”, una sorta di hard rock moderno che grazie ad un ritornello immediato e trascinante potrebbe essere presa in considerazione come potenziale singolo.
Questo “The Trouble With Angels” ha tutte le carte in regola per entrare nella top ten dei migliori album di rock alternativo del 2010 ed essere considerato uno dei migliori parti dei Filter; una bella rivincita per un Richard Patrick che forse non ha mai avuto l’inventiva del suo ex compagno d’avventure Trent Reznor ma che, quando ispirato, ha sempre sfornato buonissimi brani.