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GODSMACK
THE ORACLE
THE ORACLE
Mi sono sempre chiesto cosa si celasse dietro il successo di una band come i Godsmack che, capacità tecniche a parte, si è sempre contraddistinta in special modo per l’assoluta devozione alla causa Alice In Chains. Se dovessimo mettere le due carriere a confronto ne verrebbero fuori dei parallelismi al limite dell’incredibile che risaltano la morbosità nei confronti di Cantrell & co: prima di tutto il nome preso da una loro canzone, il logo, un disco intitolato beffardamente “Faceless” (“Facelift” quello degli AIC), la decisione di fare un Ep acustico e chi più ne ha più ne metta.
Nonostante un’identità che sembra essere più rubata che acquisita, i Godsmack vengono considerati oggi come una delle band di punta del rock americano, capace di vendere tonnellate di dischi anche in tempi magri come questi.
“The Oracle” è l’ultima fatica in studio della band del Massachusetts a quattro anni di distanza dal precedente “IV”, ma per quanto riguarda lo stile non possiamo certo dire che ci sia stato qualche tipo di cambiamento significativo come Sully Erna ha più volte dichiarato nelle interviste precedenti l’uscita. La formula che i Gosmack hanno trovato evidentemente funziona e i nostri lo sanno molto bene evidentemente: riff potenti e aggressivi che sfociano in ritornelli ruffiani e di facile presa su cui si poggiano linee vocali che alternano imitazioni di James Hetfield e Layne Staley.
C’è da dire che come al solito la produzione è pressoché impeccabile, un muro sonoro che in ogni caso gioca a favore della band anche negli episodi meno convincenti di un album che non offre molti alti se non in rarissimi casi come “Crying like a bitch” e “War and Peace”.
Per tornare alle riflessioni in apertura di recensione, non posso non soffermarmi sul capolavoro dei plagi che risponde al nome di “Love, hate, sex, pain”, un furto a regola d’arte di “Love, hate, love” degli AIC. Forse il prossimo passo sarà chiamarsi direttamente Alice In Chains?
“The Oracle” è tutto quanto vi aspettereste da un qualsiasi altro disco dei Godsmack, né più né meno.
Nonostante un’identità che sembra essere più rubata che acquisita, i Godsmack vengono considerati oggi come una delle band di punta del rock americano, capace di vendere tonnellate di dischi anche in tempi magri come questi.
“The Oracle” è l’ultima fatica in studio della band del Massachusetts a quattro anni di distanza dal precedente “IV”, ma per quanto riguarda lo stile non possiamo certo dire che ci sia stato qualche tipo di cambiamento significativo come Sully Erna ha più volte dichiarato nelle interviste precedenti l’uscita. La formula che i Gosmack hanno trovato evidentemente funziona e i nostri lo sanno molto bene evidentemente: riff potenti e aggressivi che sfociano in ritornelli ruffiani e di facile presa su cui si poggiano linee vocali che alternano imitazioni di James Hetfield e Layne Staley.
C’è da dire che come al solito la produzione è pressoché impeccabile, un muro sonoro che in ogni caso gioca a favore della band anche negli episodi meno convincenti di un album che non offre molti alti se non in rarissimi casi come “Crying like a bitch” e “War and Peace”.
Per tornare alle riflessioni in apertura di recensione, non posso non soffermarmi sul capolavoro dei plagi che risponde al nome di “Love, hate, sex, pain”, un furto a regola d’arte di “Love, hate, love” degli AIC. Forse il prossimo passo sarà chiamarsi direttamente Alice In Chains?
“The Oracle” è tutto quanto vi aspettereste da un qualsiasi altro disco dei Godsmack, né più né meno.
Salvatore Dragone
TRACKLIST:
01. Cryin' Like a Bitch
02. Saints and Sinners
03. War and Peace
04. Love Hate Sex Pain
05. What If?
06. Devil's Swing
07. Good Day to Die
08. Forever Shamed
09. Shadow of a Soul
10. The Oracle
01. Cryin' Like a Bitch
02. Saints and Sinners
03. War and Peace
04. Love Hate Sex Pain
05. What If?
06. Devil's Swing
07. Good Day to Die
08. Forever Shamed
09. Shadow of a Soul
10. The Oracle