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MELLOWTOY
PURE SINS
La storia ci insegna che per molte band la dipartita di alcuni dei suoi componenti originali porta inevitabilmente ad una crisi, che a volte addirittura si traduce in uno scioglimento oppure nella scelta di rimpiazzi non all’altezza, che non riescono dunque a colmare il vuoto lasciato dai loro predecessori. Non è il caso dei milanesi Mellowtoy.
Quattro anni sono passati dal loro ultimo album “Nobody Gets Out Alive” e quattro sono i membri che hanno lasciato il gruppo: ma in questo caso il progetto non è naufragato anzi ha saputo trovare i giusti rinforzi e cogliere, se  così si può dire, il lato “positivo” di questa situazione, ossìa l’occasione per poter dare nuova linfa vitale alla propria musica e potersi così rinnovare.
Non hanno cercato un altro dj ma bensì è arrivato un nuovo chitarrista che ha saputo dare maggiore solidità al sound del sestetto, che ha subito una sterzata verso territori più metal/hardcore, spogliandosi in parte di quelle influenze nu-metal/rap-core degli esordi che iniziavano forse a pesare un po’ troppo sul risultato finale; sono così arrivati riff metallici supportati da una sezione ritmica forse mai così potente, registrata per l’occasione dal batterista Daray Brzozowski dei Dimmu Borgir.
Ad accentuare poi l’impatto aggressivo e diretto dei pezzi ci pensa la voce del nuovo cantante Matt con il suo mix tra scream e growl che ben si sposa con le linee più pulite dell’altro vocalist Emi, qui chiamato in causa molto più spesso rispetto ai precedenti lavori.
Nonostante una situazione di partenza in apparenza sfavorevole i Mellowtoy hanno dunque saputo reagire, intraprendendo una nuova direzione musicale, facendo determinate scelte che oggi risultano vincenti visto che questo nuovo “Pure Sins” è a mio avviso il loro migliore album, quello che davvero rappresenta al meglio le qualità di questi ragazzi.
Si parte con la violenta “The Antagonist”, perfetta per aprire i concerti, a cui fanno seguito le chitarre alla Slipknot di “Bodywork”, che con il suo ritornello contagioso si candida ad essere un potenziale singolo e mostra la grande bravura della band nel saper inserire aperture melodiche efficaci anche all’interno di un contesto più heavy.
Il pregio maggiore di questo disco è decisamente quello di non stancare l’ascoltatore, alternando vere e proprie sfuriate sonore (“This Is Fire” stimola il mosh più sfrenato mentre “Under Destruction” vede partecipare anche Fedi dei Cataract con il suo growl sporco e velenoso) a soluzioni più moderate, più facili da assimilare ma mai banali, come nel caso della bellissima “Time”.
Episodi a parte sono invece una versione più rock di “Lullaby” dei Cure e la conclusiva “Missing Smile” che vede la voce di Emi incontrarsi con quella di Alessandro Ranzani dei Movida in una parentesi acustica davvero emozionante.
“Pure Sins” è in definitiva un album versatile e multiforme che sa toccare diversi generi, destreggiandosi tra richiami di realtà come Killswitch Engage e 36Crazyfists delineando però una propria personale identità che si è fatta sicuramente più marcata, finalmente pronta ad imporsi anche in campo internazionale.
Ci aspettavamo un salto di qualità, la cosiddetta prova di maturità: i Mellowtoy ci hanno accontentato alla grande.
Whitelocust
Voto: 8
TRACKLIST:

01. The Antagonist
02. Bodywork
03. Killer
04. To The Heartless
05. This Is Fire
06. Lullaby (The Cure cover)
07. Highway To Fall
08. Time
09. Under Destruction
10. Missing Smile