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MNEMIC
SONS OF THE SYSTEM
SONS OF THE SYSTEM
I Mnemic ogni tanto tornano alla ribalta. E ogni volta si dicono le stesse cose: talento sprecato, promessa mancata, un vero peccato, e via dicendo. Effettivamente però le cose stanno proprio così, perchè i ragazzi indubbiamente col metallo ci sanno fare, e sono anche buoni musicisti e discreti compositori.
Eppure, ogni volta che esce un loro disco si dicono sempre le stesse cose. E anche in questo caso, si ripete la stessa solfa. Ma quali sono i fattori che hanno portato gli Mnemic a diventare la classica ‘promessa mancata’? Io direi soprattutto la mancanza di personalità.
Prendete un disco come questo ‘Sons of the System’: le influenze sono assolutamente palesi: Meshuggah e Strapping Young Lad; più precisamente, nel riffing e nella struttura di certi pezzi ricordano i primi, e nell’alternanza tra stacchi violenti e melodici ricordano i secondi. All’interno di questo contesto c’è davvero poco spazio per soluzioni personali, che fanno capolino molto di rado.
Insomma, dicevamo: ‘Sons of the System’ è l’ennesimo dischi dei Mnemic riuscito a metà. Ed è davvero un peccato, perchè ci sono dei pezzi veramente notevoli (e non a caso i Meshuggah li hanno scelti come gruppo spalla per un loro tour): la title-track nella prima metà è davvero tellurica e capace di far tremare i muri, poi si perde in un ritornello che vorrebbe riprendere i Fear Factory di ‘Demanufacture’ non riuscendoci completamente; ‘Diesel Uterus’, grazie ad una costruzione interessante che ricorda in parte i numi tutelari Meshuggah e ad un ritornello veramente azzeccato, convince e diverte fino in fondo; ‘Mnightmare’ è per buona parte una legnata sui denti che gode di un approccio vagamente hardcoreggiante, per poi aprirsi in un refrain che entra facilmente in testa; ‘The Erasing’ a tratti ricorda piuttosto da vicino certe costruzioni meshugghiane, e rappresenta un buon riassunto di quello che è il sound degli Mnemic nel 2010.
Purtroppo però, i restanti pezzi che compongono il disco non raggiungono livelli degni di quello che ci si aspetterebbe dalla band: ‘Climbing Towards Stars’ sembra una bomba ad orologeria sempre sul punto di esplodere, ma in realtà non lo fa mai; ‘March of The Tripods’ è contagiosamente melodico ma non convince fino in fondo, arrivando ad annoiare dopo pochi ascolti.
‘Sons Of The System‘ va quindi a rinfoltire la lista dei dischi riusciti a metà dati alle stampe dai Mnemic. Un vero peccato, perchè il talento c’è e si sente. Un album che comunque vi consiglio di ascoltare, perchè nei singoli episodi sa davvero divertire. Peccato che non convinca in pieno nella sua interezza. Provateci ancora Mnemic, la prossima potrebbe essere la volta buona.
Eppure, ogni volta che esce un loro disco si dicono sempre le stesse cose. E anche in questo caso, si ripete la stessa solfa. Ma quali sono i fattori che hanno portato gli Mnemic a diventare la classica ‘promessa mancata’? Io direi soprattutto la mancanza di personalità.
Prendete un disco come questo ‘Sons of the System’: le influenze sono assolutamente palesi: Meshuggah e Strapping Young Lad; più precisamente, nel riffing e nella struttura di certi pezzi ricordano i primi, e nell’alternanza tra stacchi violenti e melodici ricordano i secondi. All’interno di questo contesto c’è davvero poco spazio per soluzioni personali, che fanno capolino molto di rado.
Insomma, dicevamo: ‘Sons of the System’ è l’ennesimo dischi dei Mnemic riuscito a metà. Ed è davvero un peccato, perchè ci sono dei pezzi veramente notevoli (e non a caso i Meshuggah li hanno scelti come gruppo spalla per un loro tour): la title-track nella prima metà è davvero tellurica e capace di far tremare i muri, poi si perde in un ritornello che vorrebbe riprendere i Fear Factory di ‘Demanufacture’ non riuscendoci completamente; ‘Diesel Uterus’, grazie ad una costruzione interessante che ricorda in parte i numi tutelari Meshuggah e ad un ritornello veramente azzeccato, convince e diverte fino in fondo; ‘Mnightmare’ è per buona parte una legnata sui denti che gode di un approccio vagamente hardcoreggiante, per poi aprirsi in un refrain che entra facilmente in testa; ‘The Erasing’ a tratti ricorda piuttosto da vicino certe costruzioni meshugghiane, e rappresenta un buon riassunto di quello che è il sound degli Mnemic nel 2010.
Purtroppo però, i restanti pezzi che compongono il disco non raggiungono livelli degni di quello che ci si aspetterebbe dalla band: ‘Climbing Towards Stars’ sembra una bomba ad orologeria sempre sul punto di esplodere, ma in realtà non lo fa mai; ‘March of The Tripods’ è contagiosamente melodico ma non convince fino in fondo, arrivando ad annoiare dopo pochi ascolti.
‘Sons Of The System‘ va quindi a rinfoltire la lista dei dischi riusciti a metà dati alle stampe dai Mnemic. Un vero peccato, perchè il talento c’è e si sente. Un album che comunque vi consiglio di ascoltare, perchè nei singoli episodi sa davvero divertire. Peccato che non convinca in pieno nella sua interezza. Provateci ancora Mnemic, la prossima potrebbe essere la volta buona.
Andrea Vareschi
Voto: 6,5
Voto: 6,5
TRACKLIST:
01. Sons Of The System
02. Diesel Uterus
03. Mnightmare
04. The Erasing
05. Climbing Towards Stars
06. March Of The Tripods
07. Fate
08. Hero In
09. Elongated Sporadic Bursts
10. Within
11. Orbiting
01. Sons Of The System
02. Diesel Uterus
03. Mnightmare
04. The Erasing
05. Climbing Towards Stars
06. March Of The Tripods
07. Fate
08. Hero In
09. Elongated Sporadic Bursts
10. Within
11. Orbiting