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ALESANA
THE EMPTINESS
THE EMPTINESS
Siete troppo vecchi per High School Musical? Nascondete una segreta passione per i Tokio Hotel, ma non volete che i vostri amici metallari lo scoprano? Recitate poesie ma impazzite per i Dari? Allora, gli Alesana fanno al caso vostro.
Giunti al terzo album, negli anni questo gruppo di baldi ragazzotti frangettati sono riusciti a creare, pur saccheggiando a piene mani nel pozzo degli stereotipi di quel “scene metal” fatto di grugniti, voci angeliche, breakdowns e ritornelli degni dei migliori Blink 182, un vero e proprio culto intorno alle loro figure. Ciò grazie all’espediente più vecchio del mondo: una bella storia.
Difatti, ciò che differenzia gli Alesana dalla massa di gruppi-clone è una forte propensione a contornare la loro proposta musicale con delle piccole narrazioni che attingono dal mito e dalla letteratura; caratteristica senza dubbio lodevole, in quanto potrebbero spingere i loro ascoltatori a scoprire grandi autori come Omero o i Fratelli Grimm (nel caso non siano abbastanza la scuola o le favole della mamma).
Con "The Emptiness" il loro filone di “narrativa metalcore” giunge al suo compimento celebrando uno dei più grandi autori del XIX secolo, Edgar Allan Poe.
Personaggio enigmatico ed inquietante, ha saputo come pochi altri coniugare nella sua produzione momenti di assoluto orrore con brani di inusuale dolcezza, dove la follia danzava con grazia insieme ad una spietata lucidità narrativa. Ebbene, gli Alesana con tale bellezza non hanno assolutamente nulla a che fare.
La scusa di scomodare un gigante come Poe è veicolata ad infarcire i testi dei soliti noiosissimi e melensi richiami gotici, per sopperire ad una pochezza musicale devastante.
In 11 tracce non c’è un solo momento in cui spicchi qualcosa che superi lo schema: voce melensa/starnazzo /grugnito/voce melensa. Ogni breakdown è studiato solo per risvegliare l’attenzione dell’ascoltatore costretto a navigare in un fiume di melassa posticcia fatta di riff pacchiani e stereotipati. In alcuni momenti sembra di ascoltare gli Iron Maiden ad un festival di fans di Hello Kitty (senza voler togliere nulla ad Hello Kitty, sia chiaro).
Come si diceva in principio, gli Alesana possono essere una ottima valvola di sfogo per alcune tendenze di dubbia provenienza (e di dubbiosissimo gusto), ma per il resto si tratta di un lavoro evitabile come la protagonista della “Maschera della Morte Rossa” (per rimanere in tema e per provocare ulteriori spasmi alla salma del povero Edgar).
Unica nota positiva: il titolo rispecchia pienamente il contenuto di questo album. Un plauso alla coerenza.
Giunti al terzo album, negli anni questo gruppo di baldi ragazzotti frangettati sono riusciti a creare, pur saccheggiando a piene mani nel pozzo degli stereotipi di quel “scene metal” fatto di grugniti, voci angeliche, breakdowns e ritornelli degni dei migliori Blink 182, un vero e proprio culto intorno alle loro figure. Ciò grazie all’espediente più vecchio del mondo: una bella storia.
Difatti, ciò che differenzia gli Alesana dalla massa di gruppi-clone è una forte propensione a contornare la loro proposta musicale con delle piccole narrazioni che attingono dal mito e dalla letteratura; caratteristica senza dubbio lodevole, in quanto potrebbero spingere i loro ascoltatori a scoprire grandi autori come Omero o i Fratelli Grimm (nel caso non siano abbastanza la scuola o le favole della mamma).
Con "The Emptiness" il loro filone di “narrativa metalcore” giunge al suo compimento celebrando uno dei più grandi autori del XIX secolo, Edgar Allan Poe.
Personaggio enigmatico ed inquietante, ha saputo come pochi altri coniugare nella sua produzione momenti di assoluto orrore con brani di inusuale dolcezza, dove la follia danzava con grazia insieme ad una spietata lucidità narrativa. Ebbene, gli Alesana con tale bellezza non hanno assolutamente nulla a che fare.
La scusa di scomodare un gigante come Poe è veicolata ad infarcire i testi dei soliti noiosissimi e melensi richiami gotici, per sopperire ad una pochezza musicale devastante.
In 11 tracce non c’è un solo momento in cui spicchi qualcosa che superi lo schema: voce melensa/starnazzo /grugnito/voce melensa. Ogni breakdown è studiato solo per risvegliare l’attenzione dell’ascoltatore costretto a navigare in un fiume di melassa posticcia fatta di riff pacchiani e stereotipati. In alcuni momenti sembra di ascoltare gli Iron Maiden ad un festival di fans di Hello Kitty (senza voler togliere nulla ad Hello Kitty, sia chiaro).
Come si diceva in principio, gli Alesana possono essere una ottima valvola di sfogo per alcune tendenze di dubbia provenienza (e di dubbiosissimo gusto), ma per il resto si tratta di un lavoro evitabile come la protagonista della “Maschera della Morte Rossa” (per rimanere in tema e per provocare ulteriori spasmi alla salma del povero Edgar).
Unica nota positiva: il titolo rispecchia pienamente il contenuto di questo album. Un plauso alla coerenza.
Matteo
Voto: 3
Voto: 3
TRACKLIST:
01. Curse Of The Virgin Canvas
02. The Artist
03. A Lunatic’s Lament
04. The Murderer
05. Hymn For The Shameless
06. The Thespian
07. Heavy Hangs The Albatross
08. The Lover
09. In Her Tomb By The Sounding Sea
10. To Be Scared By An Owl
11. Annabel
01. Curse Of The Virgin Canvas
02. The Artist
03. A Lunatic’s Lament
04. The Murderer
05. Hymn For The Shameless
06. The Thespian
07. Heavy Hangs The Albatross
08. The Lover
09. In Her Tomb By The Sounding Sea
10. To Be Scared By An Owl
11. Annabel