Dal 6 ottobre riparte GROOVE BOX
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La trasmissione andrà in onda ogni Giovedi dalle 20 alle 21!
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HOPES DIE LAST
SIX YEARS HOME
SIX YEARS HOME
Sono italiani, provenienti nello specifico dalla capitale, si chiamano Hopes Die Last ed hanno deciso di sfondare, di non rimanere in secondo piano ma anzi, passare direttamente protagonisti.
Dopo un Ep meritevole dal nome "Your Face Down Now" che ha riscosso molto successo soprattutto dalla frangia giovane di questo nuovo movimento chiamato "emocore" o "metalcore", ora presentano il debut album dal nome "Six Years Home", cercando di far capire alla gente di che pasta sono fatti.
Diciamo che questa è un po una prova del nove per loro visto che - soprattutto nell' Ep precedente - il loro sound poteva benissimo essere affiancato a centinaia di gruppi: pertanto con questo cd l'orecchio tende a sentire se ci sono cambiamenti, qualcosa che li possa distaccare dalla massa.
Ahimè, tutto ciò non è stato trovato. I ragazzi sono giovani e veramente talentuosi, ognuno di loro con il proprio strumento ci sa fare e non solo; anche le voci sono ben curate, ma quello che manca è proprio l'originalità.
Il suono è praticamente la copia di quello che gli Underoath fanno da parecchi anni, non c'è nessuna differenza ed in tempi duri come questi c'è bisogno di ben altro. Purtroppo per loro.
C'è da dire tuttavia che le canzoni sono molto orecchiabili, facili da ascoltare e che rimangono ben impresse nella mente: vedi "Some Like It cold" oppure "Under This Red Sky", violente e melodiche al punto giusto.
La nuova versione di "Call Me Sick Boy" non è molto differente dalla vecchia, ma è comunque uno dei migliori estratti dal loro precedente lavoro.
D'impatto è il lento "Consider Me Alive", atmosferico e d'effetto: bravi ad amalgamare bene le voci del cantante Daniele e dell'altro cantante/bassista Becko.
Il risultato dell'album non è comunque soddisfacente, rischiando di annoiare molto prima della fine vista la somiglianza troppo evidente ad altri gruppi. La produzione è ottima (e su questo tanto di cappello) e ribadisco il concetto che i ragazzi ci sanno fare e ciò è assolutamente fuori di dubbio; manca l’originalità che li caratterizzi, e non è cosa da poco.
Speriamo in un loro cambio di direzione in futuro.
Dopo un Ep meritevole dal nome "Your Face Down Now" che ha riscosso molto successo soprattutto dalla frangia giovane di questo nuovo movimento chiamato "emocore" o "metalcore", ora presentano il debut album dal nome "Six Years Home", cercando di far capire alla gente di che pasta sono fatti.
Diciamo che questa è un po una prova del nove per loro visto che - soprattutto nell' Ep precedente - il loro sound poteva benissimo essere affiancato a centinaia di gruppi: pertanto con questo cd l'orecchio tende a sentire se ci sono cambiamenti, qualcosa che li possa distaccare dalla massa.
Ahimè, tutto ciò non è stato trovato. I ragazzi sono giovani e veramente talentuosi, ognuno di loro con il proprio strumento ci sa fare e non solo; anche le voci sono ben curate, ma quello che manca è proprio l'originalità.
Il suono è praticamente la copia di quello che gli Underoath fanno da parecchi anni, non c'è nessuna differenza ed in tempi duri come questi c'è bisogno di ben altro. Purtroppo per loro.
C'è da dire tuttavia che le canzoni sono molto orecchiabili, facili da ascoltare e che rimangono ben impresse nella mente: vedi "Some Like It cold" oppure "Under This Red Sky", violente e melodiche al punto giusto.
La nuova versione di "Call Me Sick Boy" non è molto differente dalla vecchia, ma è comunque uno dei migliori estratti dal loro precedente lavoro.
D'impatto è il lento "Consider Me Alive", atmosferico e d'effetto: bravi ad amalgamare bene le voci del cantante Daniele e dell'altro cantante/bassista Becko.
Il risultato dell'album non è comunque soddisfacente, rischiando di annoiare molto prima della fine vista la somiglianza troppo evidente ad altri gruppi. La produzione è ottima (e su questo tanto di cappello) e ribadisco il concetto che i ragazzi ci sanno fare e ciò è assolutamente fuori di dubbio; manca l’originalità che li caratterizzi, e non è cosa da poco.
Speriamo in un loro cambio di direzione in futuro.
Machinesofhate
Voto: 5,5
Voto: 5,5
TRACKLIST:
01. Some Like It Cold
02. Ever The Same, And Always Will Be
03. Call Me Sick Boy
04. An Endless Serenade
05. Under This Red Sky
06. Good Mourning, Honey
07. Consider Me Alive
08. Stuck Inside
09. Johnny's Light Sucks
10. Six Years Home
01. Some Like It Cold
02. Ever The Same, And Always Will Be
03. Call Me Sick Boy
04. An Endless Serenade
05. Under This Red Sky
06. Good Mourning, Honey
07. Consider Me Alive
08. Stuck Inside
09. Johnny's Light Sucks
10. Six Years Home