Conosciuta da molti come la band dell’ex cantante degli Underoath Dallas Taylor (si proprio quello che urlava nella stupenda “When The Sun Sleeps” tanto per rinfrescarvi un po’ le idee) i Maylene & The Sons Of Disaster sono riusciti con i primi due dischi a dimostrare il proprio valore, scrollandosi di dosso l’etichetta screamo-metalcore e mettendo sempre più in primo piano le proprie influenze southern.
“III” è a mio parere il migliore disco del quintetto dell’Alabama, un lavoro ispirato in cui la band esprime tutto il suo potenziale come mai aveva fatto prima, lasciando molto più campo all’improvvisazione con continui cambi di marcia che sanno stupiscono e coinvolgono l’ascoltatore.
Un album molto più rockeggiante con frequenti riff ed assoli che ricalcano lo stile del glam-rock più tradizionale, ma anche del country/blues, con gruppi come Poison, ZZ Top ed i più recenti Backyard Babies presi come punto di riferimento.
Degna di nota la performance del cantante Dallas che sembra trovarsi più a suo agio su queste sonorità piuttosto che nei precedenti esperimenti metal-core, con una voce sempre grezza e diretta sia nelle parti urlate che in quelle più melodiche.
Di certo i Maylene & The Sons Of Disaster non si sono ammorbiditi e la ballata “Listen Close”, potenziale singolo dal ritornello un po’ ruffiano, non deve trarvi in inganno perché la furia e pazzia degli esordi non è stata del tutto accantonata e viene fuori in episodi come “Waiting On My Deathbed” e “Just A Shock”.
Chi apprezzava di più il lato più aggressivo della band rimarrà molto probabilmente un po’ deluso da questo nuovo disco, ma il mio consiglio è quello di prendere atto di questa “inversione di rotta” perché che piaccia o meno questa è la vera natura della band.