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THE INFECTION
In principio era la NWOAHM, un acronimo che racchiudeva la moltitudine di band che si affacciavano al nuovo millennio proponendo un metal radicato nella tradizione ma con un appeal decisamente più vario, attingendo dall’hardcore, dal death e da molti altri stili. Da questo calderone variopinto fuoriescono i Chimaira, gruppo che negli anni si è andato affermando grazie ad una aggressiva tenacia sia live che su disco. Due anni dopo Resurrection, album che li ripresentava in tutta la loro massiccia gloria spaccatimpani in seguito ad un lavoro altalenante come Chimaira, la band sceglie di seguire un valido percorso logico: “dopo aver dimostrato di saper ancora demolire l’ascoltatore , possiamo dimostrare di saper perseguire altre strade.” Per questo, l’approccio di The Infection è esattamente come dovrebbe essere: meno brutale e più rivolto all’evoluzione sonora, più cerebrale ma non per questo meno maledettamente heavy.
L’intro melodica di “The Venom Inside” ci accompagna dolcemente ad una festa di riff, growl e ritmi possenti, il perfetto saluto della band a tutta la fan base. Sebbene con le successive “Frozen In Time” e “Coming Alive” si vada consolidando una formula piuttosto abusata di forti linee vocali incastonate tra rocciosi muri sonori, con “Secret Of The Dead” lo schema trova interessanti variazioni, con ingressi elettronici tra l’incessante lavoro dei chitarristi Matt DeVries e Rob Arnold. Il culmine della variazione sonora arriva con la splendida “Impending Doom”, una oscura digressione atmosferica che mette in piena evidenza il lavoro del tastierista Chris Spicuzza, spesso soffocato dal resto dei componenti, e il vocalist Mike Hunter, che fuorisce in parte dai propri canoni a favore di un cantato sussurrato ed inquietante. Nota a parte merita appunto la sua prova vocale: da sempre un pioniere e purista del growl, in questo album la sua performance appare ancora più furiosa, donando un’aura quasi apocalittica al tutto. Dopo questo interessante pezzo, il gruppo riassume i propri panni proponendo un trittico devastante composto da “On Broken Glass”, “Destroy and Dominate” e “Try To Survive”. Con la conclusione del disco arriva la vera sorpresa, quello che si presuppone sia il vero ponte verso la tanto anelata evoluzione, la spiazzante “The Heart of It All”: una strumentale di ben 14 minuti, un’epica condensazione del presente, del passato, e del probabile futuro dei Chimaira.
Lontano dall’epica ed intensa aggressività degli album passati, The Infection rappresenta comunque un’ulteriore tappa di una band che da sempre cerca di districarsi con tenacia tra le lande del metal moderno; un’onesta e genuina prova, oltre che un interessante assaggio di cose a venire.
Autore: Matteo
Voto: 7
Lo aspettavamo in molti, ed eccoci accontentati. "The infection", ultimo lavoro dei Chimaira, vi passerà sopra come una schiacciasassi. Rispetto agli album precedenti si nota una sorta di “ricerca” e di “crescita” musicale, senza mai allontanarsi dalla loro sonorità buie e sostenute da un groove invidiabile.
Ascoltando questo disco verrete letteralmente bombardati da un mix esplosivo di death e thrash con qualche richiamo all’industrial dei cari e vecchi Fear Factory o Meshuggah e, azzarderei, al prog.
Le riff sono piene, corpose, passando da parti veloci e rapide a rallentamenti e breakdown (o mosh qual si voglia) che risuonano come delle martellate nel petto e si sposano benissimo con un sapiente utilizzo della tastiera.
Di certo però dobbiamo dare una piccola tirata d’orecchie alla band di Cleveland. Purtroppo anche in questo album riaffiora la piccola pecca della band: la ripetitività. Per quanto le tracce siano un concentrato di potenza e tecnica, non si riesce a dare quel tocco di originalità e di distinzione tra i brani, rischiando così di portare, a lungo andare, l’ascoltatore a cambiare traccia poco prima che il pezzo finisca.
Azzardata e forse poco vincente (almeno per il sottoscritto) la scelta di chiudere il disco con un brano, “The heart of it all”, totalmente strumentale della durata di 14 min e rotti. Stilisticamente è da considerarsi indubbiamente la traccia più originale, ma la sua struttura pregna di prog e la durata eccessiva, come solo il prog sa fare, tende un po’ ad annoiare, anche se, e non mi stancherò di ripeterlo, la tecnica mostrata dai Chimaira è davvero impressionante!
In conclusione cosa dire di “The Infection”?
Nonostante alcuni piccoli disappunti, mi sento di considerarlo, nel complesso, un lavoro più che sufficiente visto che parliamo di una delle band metalcore più apprezzate nella scena, un gruppo che negli anni ha saputo affermarsi nel panorama metal, grazie non solo al loro stile, ma anche alla loro bravura tecnica non indifferente.
Voto: 6,5
01. The Venom Inside
02. Frozen In Time
03. Coming Alive
04. Secrets Of The Dead
05. The Disappearing Sun
06. Impending Doom
07. On Broken Glass
08. Destroy And Dominate
09. Try To Survive
10. The Heart Of It All