Reduci dal grande successo dell'album di debutto "From Them, Through Us, to You", grazie soprattutto alla forte pubblicizzazione da parte di uno sponsor d'eccezione come la rivista inglese Kerrang, i Madina Lake avevano due strade percorribili davanti a loro: o continuare sulla scia dell'esordio, con il solito pop-punk orecchiabile, garanzia di successo sul mercato, oppure tentare di rinnovarsi, dimostrando a tutti di non essere il semplice frutto di un operazione commerciale ma veri musicisti in grado di saper anche stupire l'ascoltatore con la propria musica.
Diciamo che tra le due scelte la band ha preferito optare per una via di mezzo, infatti il nuovo "Attics to Eden" presenta forti legami con il disco precedente rappresentati soprattutto dalla presenza di buone melodie e ritornelli efficaci nella maggior parte delle canzoni, elementi che sono stati fondamentali nel successo della band.
Tuttavia a questi giovani l'idea di vivere di rendita sul materiale passato non andava giù, e da qui la decisione di lasciare maggiore spazio alla sperimentazione, volendo dare prova a tutti della propria crescita stilistica avvenuta in questi due anni appena trascorsi.
Una decisione coraggiosa, sicuramente apprezzabile per questo motivo, che tuttavia non ha portato ai risultati sperati.
Fa sempre piacere vedere una band che non vuole rimanere ancorata ad un genere ben preciso e tenta nuove soluzioni, però bisogna anche saper dosare la propria creatività, senza eccedere, poichè altrimenti anche i buoni propositi possono rivelarsi un arma a doppio taglio.
In questo nuovo disco il quartetto di Chicago si è cimentato con diversi strumenti, ha aggiunto parti di elettronica alle varie canzoni, ma quello che ne è venuto fuori è un suono pomposo, pesante e talvolta troppo confusionario, e purtroppo anche quando l'idea di base era buona il suo sviluppo ha lasciato a desiderare.
I Madina Lake necessitano certamente di lavorare per costruirsi una propria identità ben definita se vogliono sopravvivere all'interno di un mercato musicale che è capace di farti sfondare in poco tempo ma anche di farti sprofondare ancor più velocemente, però forse era meglio fare le cose gradualmente, perfezionando quanto fatto all'esordio senza stravolgere del tutto il proprio essere.
E' stato fatto un passo più lungo della gamba, che molto probabilmente non comprometterà la popolarità della band, visto che non mancano comunque potenziali singoli come "Never Take Us Alive" e "Let's Get Outta Here", tuttavia "Attic To Eden" è un lavoro che non convince e che nemmeno raggiunge la sufficienza.
Il pop-punk è un genere che trova la sua forza nel saper essere leggero e solare, nel saper intrattenere l'ascoltatore dall'inizio alla fine senza mai stancarlo, facendolo divertire. Qui invece ci si annoia e dunque meglio passare ad altro.