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FILTER
THE VERY BEST THINGS
THE VERY BEST THINGS
A volte ci sono storie che sembrano fatte apposta per dar credito al concetto di “sogno americano”. È il caso di un giovanotto originario di Cleveland nel Ohio, tale Richard Patrick, che riesce ad incontrare in un negozio di musica Trent Reznor e a diventare il chitarrista dei Nine Inch Nails durante le performance live. Durante il rapporto con il one-man-band più celebre dell’industrial assorbe artisticamente tutto ciò che può e dopo quattro anni decide di formare la propria band. È il 1993 quando nascono i Filter. Patrick non ha bisogno di molto essendo come il suo illustre mentore un polistrumentista e inizialmente si unisce il solo chitarrista Brian Liesegang che lascerà subito dopo l’uscita del primo album. I membri che negli anni saranno più presenti nel gruppo saranno Geno Lenardo (chitarra) e Frank Cavanagh (basso).
I Filter non sono per nulla una compagine prolifica. Sfornano solo 4 studio album dal 1995 al 2008. Il grande successo arriva subito nel 1995 alla prima uscita ufficiale con il singolo “Hey Man, Nice Shot” che è anche l’opener di questo gratest hits. La canzone suscitò molto scalpore all’uscita poiché c’era un riferimento chiaro al suicidio di Budd Dwyer, corrotto tesoriere della Pennsylvania che si tolse la vita sparandosi in bocca durante una trasmissione televisiva nel 1988. Ovviamente il fatto che il titolo del brano dica “Ehi uomo, bel colpo” non è stato accolto nel migliore dei modi.
Durante la carriera i parametri cambiano e l’industrial rabbioso del primo album lascia lo spazio ad una ricerca più mirata alla melodia svolta con l’ausilio dell’elettronica. Anche in questo, il cammino esistenziale di Trent Reznor è preso come linea guida. Certo non lo si può biasimare, i talenti visionari come quelli di Raznor si contano sulla punta delle dita. Questo fa si che il progetto Filter diventi pressoché un clone dei NIN con il gene della capacità compositiva sicuramente meno sviluppato.
Certo brani della caratura di “Take a Picture”, hit ballad di oltre sei minuti di durata, vanno probabilmente oltre le corde dei Nine Inch Nails. Questi ultimi (ma si può dire: quest’ultimo) di malinconia e disperazione sanno cantare ma pezzi della dolcezza di “Take a Picture” non ne hanno mai fatti.
Più raznoriano è sicuramente un altro dei brani celebri dei Filter: “(Can’t You) Trip like I do”, con la collaborazione di Crystal Method, è il brano più ritmato e coinvolgente grazie all’uso spropositato dell’elettronica. Il brano finisce nella colonna sonora del film tratto dal fumetto “Spawn” dove troviamo traccenelle quali duettano grandi chitarristi e maghi di campionature e mixaggi.
Degne di nota anche brani quali “The Best Thing” e “Soldiers of Misfortune” e l’altro fortunato singolo “Where Do We Go From Here”.
Bisogna notare che la maggior parte delle tracce proviene dall’album “Title of Record”. Questo è positivo poiché è senza dubbio l’album più personale dei Filter anche se rimane quello di minor impatto sonoro. Soprattutto l’articolazione nel comporre i pezzi non è allo stesso livello del primo lavoro. Ma è anche l’album in cui il cordone ombelicale con Raznor si spezza.
Il polifunzionale Patrick concede molti dei primi anni del nuovo secolo negli Army of Anyone che da side project diventano per ben 4 anni l’unico vero gruppo a cui partecipa. L’esperienza è positiva ma il carisma del one-man-band viene meno e il ragazzo dell’Ohio si perde un po’ nel qualunquismo. Il ritorno dei Filter nel 2008 con “Athems for the Damned” non crea scalpore e passa in secondo piano.
In questo The Very Best Things si può seguire ed ascoltare più o meno tutta la carriera del progetto principale di un personaggio dall’ottimo talento artistico cresciuto sotto l’ala protettiva del suo idolo e divenuto grande da solo percorrendo prima la strada dell’Industrial e riuscendo a personalizzare un proprio Alternative Rock poi.
Dispiace vedere un greatest hits così giovane anche se sicuramente non prematuro. Spero vivamente che Patrick continui nel suo sogno e che questa non sia la parola fine.
I Filter non sono per nulla una compagine prolifica. Sfornano solo 4 studio album dal 1995 al 2008. Il grande successo arriva subito nel 1995 alla prima uscita ufficiale con il singolo “Hey Man, Nice Shot” che è anche l’opener di questo gratest hits. La canzone suscitò molto scalpore all’uscita poiché c’era un riferimento chiaro al suicidio di Budd Dwyer, corrotto tesoriere della Pennsylvania che si tolse la vita sparandosi in bocca durante una trasmissione televisiva nel 1988. Ovviamente il fatto che il titolo del brano dica “Ehi uomo, bel colpo” non è stato accolto nel migliore dei modi.
Durante la carriera i parametri cambiano e l’industrial rabbioso del primo album lascia lo spazio ad una ricerca più mirata alla melodia svolta con l’ausilio dell’elettronica. Anche in questo, il cammino esistenziale di Trent Reznor è preso come linea guida. Certo non lo si può biasimare, i talenti visionari come quelli di Raznor si contano sulla punta delle dita. Questo fa si che il progetto Filter diventi pressoché un clone dei NIN con il gene della capacità compositiva sicuramente meno sviluppato.
Certo brani della caratura di “Take a Picture”, hit ballad di oltre sei minuti di durata, vanno probabilmente oltre le corde dei Nine Inch Nails. Questi ultimi (ma si può dire: quest’ultimo) di malinconia e disperazione sanno cantare ma pezzi della dolcezza di “Take a Picture” non ne hanno mai fatti.
Più raznoriano è sicuramente un altro dei brani celebri dei Filter: “(Can’t You) Trip like I do”, con la collaborazione di Crystal Method, è il brano più ritmato e coinvolgente grazie all’uso spropositato dell’elettronica. Il brano finisce nella colonna sonora del film tratto dal fumetto “Spawn” dove troviamo traccenelle quali duettano grandi chitarristi e maghi di campionature e mixaggi.
Degne di nota anche brani quali “The Best Thing” e “Soldiers of Misfortune” e l’altro fortunato singolo “Where Do We Go From Here”.
Bisogna notare che la maggior parte delle tracce proviene dall’album “Title of Record”. Questo è positivo poiché è senza dubbio l’album più personale dei Filter anche se rimane quello di minor impatto sonoro. Soprattutto l’articolazione nel comporre i pezzi non è allo stesso livello del primo lavoro. Ma è anche l’album in cui il cordone ombelicale con Raznor si spezza.
Il polifunzionale Patrick concede molti dei primi anni del nuovo secolo negli Army of Anyone che da side project diventano per ben 4 anni l’unico vero gruppo a cui partecipa. L’esperienza è positiva ma il carisma del one-man-band viene meno e il ragazzo dell’Ohio si perde un po’ nel qualunquismo. Il ritorno dei Filter nel 2008 con “Athems for the Damned” non crea scalpore e passa in secondo piano.
In questo The Very Best Things si può seguire ed ascoltare più o meno tutta la carriera del progetto principale di un personaggio dall’ottimo talento artistico cresciuto sotto l’ala protettiva del suo idolo e divenuto grande da solo percorrendo prima la strada dell’Industrial e riuscendo a personalizzare un proprio Alternative Rock poi.
Dispiace vedere un greatest hits così giovane anche se sicuramente non prematuro. Spero vivamente che Patrick continui nel suo sogno e che questa non sia la parola fine.
NMT
Voto: 7
Voto: 7
TRACKLIST:
01. Hey Man Nice Shot
02. Welcome To The Fold
03. Jurassitol
04. (Can't You) Trip Like I Do
05. Take A Picture
06. Soldiers Of Misfortune
07. Where Do We Go From Here
08. Dose
09. I'm Not The Only One
10. Skinny
11. One (Is The Loneliest Number)
12. The Best Things
13. The Only Way (Is The Wrong Way)
14. Thanks Bro
01. Hey Man Nice Shot
02. Welcome To The Fold
03. Jurassitol
04. (Can't You) Trip Like I Do
05. Take A Picture
06. Soldiers Of Misfortune
07. Where Do We Go From Here
08. Dose
09. I'm Not The Only One
10. Skinny
11. One (Is The Loneliest Number)
12. The Best Things
13. The Only Way (Is The Wrong Way)
14. Thanks Bro