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ADIOS... PUTA MADRES
Una storia lunga quasi 30 anni quella dei Ministry. 1981, Chicago. Si parte da lì. Al Jourgensen fonda la band, pubblicando due anni dopo (1983) il debut album "With Sympathy", caratterizzato da un sound synthpop tipicamente anni '80. Anno dopo anno, line-up dopo line-up, album dopo album, esperimento dopo esperimento i Ministry arrivano progressivamente a cambiare totalmente stile diventando, a fine anni '80, una industrial metal band a tutti gli effetti: una svolta che frutterà il grande successo del disco "Psalm 69: The Way to Succeed and the Way to Suck Eggs", datato 1992.
Dopo parecchi anni perciò è financo naturale e fisiologico fermarsi, riflettere e capire che forse è arrivato il momento di dire basta. E così, nel 2008 Al Jourgensen lo annuncia: i Ministry dicono addio. O meglio, adios. Fine dei giochi. Ma per farlo, Al sceglie come formula di congedo il "C U LaTouR 2008", durante il quale viene affiancato sul palco da altri grandi nomi della musica industrial metal ed affini: una formazione all-star con Tommy Victor (Prong) e Sin Quirin (Revolting Cocks) alle chitarre, il tastierista John Bechdel (Prong, False Icons), il bassista Tony Campos (Static-X), il batterista AAron Rossi (Prong) e, dulcis in fundo, Burton C. Bell (cantante dei Fear Factory) come ospite decisamente speciale.
Come riassunto di quel tour e come chicca finale per i fans, viene pubblicato questo live album "Adios... Puta Madres", contenente registrazioni dai vari concerti del tour in 75 città del mondo: i brani sono incentrati esclusivamente sugli ultimi tre album di studio ossìa "The Last Sucker", "Rio Grande Blood" e "Houses of the Mole". Per questo motivo, "Adios... Puta Madres" non può essere considerato il riassunto di una carriera intera bensì piuttosto una foto-ricordo dei Ministry versione 'all-star' di cui sopra o, se preferite, la parte finale di un film lungo quasi tre decadi.
"Adios... Puta Madres" riesce nell'intento di catturare il cuore del live sound dei Ministry, forgiato a suon di battiti sintetici ossessionanti, riffoni che grattano nei timpani, campionamenti deliziosi, linee vocali veementi che sviscerano tutta la rabbia ideologica sputata in faccia alla società americana: il cuore, l'anima, la passione e la capacità sono tutte caratteristiche che i Ministry esprimono dal vivo e che vengono imprigionate e spalmate su questa testimonianza postuma che di certo non può mancare nell'archivio di qualsiasi fan dell'industrial metal.
01. Let's Go
02. Watch Yourself
03. Life is Good
04. The Dick Song
05. The Last Sucker
06. No W
07. Waiting
08. Worthless
09. Wrong
10. Rio Grande Blood
11. Senor Peligrio
12. Lieslieslies
13. Khyber Pass