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FOR THE MASSES
Quando un gruppo perde il leader e riparte praticamente da zero è sempre difficile valutare quanto vale la nuova compagine in confronto a quanto esibito precedentemente. Discostarsi dal fare un paragone è pressoché impossibile ed i preconcetti rimangono, riducendo quasi a zero la possibilità di dare un giudizio univoco sul lavoro svolto. Specie quando la perdita di un membro importante sembra privare la band del talento necessario a continuare sui livelli espressi in passato.
Gli iO infatti sono nient'altro che i Guano Apes senza l’estrosa e talentuosa immagine della cantante Sandra Nasic. Questo è sicuramente un grosso handicap. Per ovviare a tale dipartita i rimanenti membri del gruppo si affidano innanzitutto al proprio coraggio: con una decisa sterzata alla propria carriera reclutano il buon singer di colore Charles Simmons che prima dell’arrivo agli iO aveva solamente un solido background nel R&B.
I tre strumentisti teutonici rimanenti però si portano dietro il bel baglio delle esperienze fatte con i Guano Apes e memori del successo ottenuto si cautelano puntando tutto su sonorità che mixano bene l’impatto sonoro che avevano con il precedente gruppo con l’orecchiabilità che il nuovo frontman può offrire. Il risultato che gli iO sfornano è un Hard Rock con venature Pop molto vicino ad un Nu Metal easy listening.
Il songwriting dell’album è molto frizzante e altalena generi differenti senza mai strafare. Il valore aggiunto è sicuramente l’ugola polifunzionale di Charles Simmons capace sentirsi a proprio agio nella variegata proposta musicale offerta.
L’opener “Say Something” ha molto in comune con quanto già fatto con i Guano Apes ma è un buon intro all’album e comunica che le esperienze fatte non sono state dimenticate e che qualcosa di nuovo si può aggiungere. Il nuovo si assapora già nel secondo pezzo, “Don’t mean nothing” in cui melodie decisamente pop incontrano le chitarre heavy e un gioco di percussioni ben studiato. Il risultato è notevole. Per valorizzare le corde vocali del nuovo singer basta arrivare ad “in You” nella quale una buonissima performance di Simmons farà invidia a gente più navigata come Lajon dei Sevendust. È la miglior traccia dell’album. Proprio il combo di Atlanta è il termine di paragone per pezzi come “Attention” e “Stupid People”. Più decisamente “contaminata” risulta essere “Mid Game” con un ottimo giro di basso e le strofe con reminescenze di black music. Anche le inclinazioni post grunge di “Fight Back” esprimono una buona capacità di saper sposare, anche all’interno dello stesso pezzo, tutte le capacità acquisite col tempo dai rimanenti Guano Apes con le capacità extra metal del singer. Se tracce come “Stand my ground”, “Rage” e “Legacy” (la migliore del terzetto) non aggiungono nulla ne a quanto già detto ne al valore del disco, nel finale troviamo un ottimo pezzo come “The last to know”, nel quale viene aggiunta una valorizzante voce femminile con il quale Simmons duetta elegantemente, e il doveroso lento conclusivo fatto di chitarre acustiche e voce pulita e sensuale.
Purtroppo a mio avviso vi sarà difficile reperire questo buon album in Italia. La proposta è buona perché a discapito della devastante perdita che ha portato allo scioglimento dei Guano Apes i tre ex si sono saputi riprendere avendo l’ottima e soprattutto coraggiosa idea di assoldare una voce proveniente da un altro mondo musicale. Simmons non fa rimpiangere nessuno e inoltre a livello di capacità canore ha veramente pochi eguali. L’album è ben strutturato e sicuramente valido in tutti i pezzi anche se, propendendo per sonorità molto pop, manca il pezzo che ti rimane impresso nella mente.
Un buon esordio che sicuramente non farà gridare e scatenare le masse, nonostante il titolo. Aspettiamo il secondo capitolo che probabilmente sarà il vero banco di prova per questa nuova realtà.
Voto: 6/7
01. Say something
02. Don't mean nothing
03. In you
04. Attention
05. Stupid people
06. Mind game
07. Fight back
08. Stand my ground
09. Rase
10. The last to know
11. Legacy
12. When I fall