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CALLISTO
NOIR
Secondo album full-length targato Fullsteam Records (Disco Ensemble, Gogol Bordello) per i finlandesi Callisto, che dopo svariate peripezie riescono solo nel febbraio 2007 a esportare il loro ultimo prodotto in alcuni paesi europei, quasi un anno dopo la data di pubblicazione di questo “Noir” nella loro terra natìa.
I quattro ragazzi di Turku integrano in formazione un quinto elemento, il tastierista/programmatore Arto Karvonen. Questo innesto si rivela vincente fin dalle prime note di “Wormwood”, dove subito appare lampante il motivo della scelta del titolo dell’album.
Dilagano atmosfere cupe, decadenti e rarefatte che non di rado risulterebbero perfettamente accostate, magari sottoforma di colonna sonora, al cinema noir degli anni ’40. Allo stesso tempo, è interessante notare come emerga un continuo richiamo ai luoghi d’origine del quintetto, a quel background naturalistico e culturale che trova poi espressione nella musica; caratteristica, quest’ultima, molto comune a tanti gruppi del Nord Europa, dove la geografia dell’ambiente ha conseguenze dirette sulla musica forse più che altrove.
Nella creazione di questo paesaggio sonoro risulta fondamentale l’apporto del già citato Karvonen, che per tutta la durata dell’album sforna raffinati suoni orchestrali (gli archi dell’immenso finale di “The Fugitive” ed in “Pathos”), fiati (il sassofono di “Wormwood” ed il fagotto di “A Close Encounter”) e, più in generale, una straordinaria varietà di suoni a sostegno della potenzialmente infinita contaminazione di generi musicali a cui i Callisto danno forma con notevole personalità.
Ovvi e immancabili i riferimenti al cosiddetto post-rock di matrice Mogwai e Godspeed you! Black Emperor ed alla sua parallela evoluzione (post-hardcore?) più heavy di scuola Neurosis, Isis e Cult of Luna. Tuttavia i Callisto, seppur non esenti da un ammorbidimento generale comune ai gruppi del filone musicale in questione, sviluppano uno stile proprio pescando contemporaneamente dal death metal e dal post-rock per l’appunto, ma anche dal blues e dal jazz (significativi i primi due minuti di “Latterday saints”).
Alla finezza compositiva e timbrica i Callisto associano quelle esplosioni sonore di violenza musicale che erano già punto di forza nel precedente lavoro “True Nature Unfolds”; le accordature ribassate e il cantato perennemente in growl (seppur raro e tenuto volutamente “sotto” a livello di volumi) del cantante/chitarrista Markus Myllykangas hanno massima espressione nella monolitica “The Fugitive”e nell’apocalisse di “Folkslave”, pezzi che, insieme a “Pathos”, rappresentano ottimamente questo “Noir”.
Un album confortante dunque, che porta allo stadio successivo generi musicali ormai datati (e a volte un po’ inflazionati) integrandoli e contaminandoli di tutto e di più. Un disco emozionante dal primo all’ultimo secondo, che fa viaggiare l’ascoltatore dalla totale oscurità delle foreste finlandesi alla luce e allo spettacolo di un’aurora boreale. L’eccezionale produzione finale, oltre alla cura e la finezza dei suoni, non possono far altro che rendere questo “Noir” un disco da avere.
Frany
Voto: 8
TRACKLIST:

01. Wormwood
02. Latterday Saints
03. The Fugitive
04. Backwoods
05. A Close Encounter
06. Pathos
07. Folkslave
08. Woven Hands