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SUPREMACY
"Quest'album parla delle lotte da affrontare per raggiungere la supremazia su sè stessi. Non tutte le canzoni parlano di questo, ma quest'album e le basi sulle quali è nato sono dedicati al potere personale ed al credere in sè stessi per capire quale sia lo scopo della propria vita e cosa può soddisfare le proprie aspettative. Siamo tutti sulla stessa barca. Quest'album è dedicato a tutti coloro che affrontano le infinite avversità della vita di tutti i giorni". Parole e musica di Jamey Jasta.
In questo concetto semplice e chiaro - incipit di un discorso stampato su quattro pagine del booklet originale - si racchiude tutta l'essenza del nuovo album degli Hatebreed "Supremacy": un album duro e puro nel quale il vocalist mette a nudo più che mai la propria identità raccontando i reconditi significati di un disco nato dalla confessata depressione che lo ha colpito negli ultimi due anni nonostante l'enorme successo mondiale raggiunto dalla band.
Nessun proclamo da santo salvatore di anime perse, nessun tentativo di offrire risposte definitive a pecorelle smarrite, piuttosto l'invito ad affrontare la propria vita con coraggio, l'invito a non demoralizzarsi quando le cose non vanno cercando di lottare con tutte le forze per riprendere pieno possesso della propria vita; "non importa quante volte cadrai bensì quante volte ti rialzerai" recita un altro 'passo' del sermone. Dichiarazioni solenni che riflettono tutta la filosofia sulla quale gli Hatebreed hanno fondato la propria formidabile carriera, onestà intellettuale riversata in liriche forti e genuine trasudanti realismo e realtà la cui interpretazione viene puntualmente concettualizzata dallo stesso Jamey tramite brevi introduzioni stampate prima di ogni testo.
Indispensabile dare grande spazio ed importanza a questo aspetto nel giudicare un disco di questi anfitrioni dell'hardcore metal.
Musicalmente parlando, gli ascoltatori più distaccati giudicherebbero "Supremacy" il solito disco degli Hatebreed, sebbene ciò può essere considerato un pregio o difetto a seconda delle diverse concezioni personali. Tendendo l'orecchio ed ascoltando attentamente però si palesano differenze non eccessive ma indubbiamente importanti: l'inserimento di un altro chitarrista (Frank Novinec) ha provocato come diretta conseguenza un riffing evidentemente più elaborato e compatto utilizzando parecchi stilemi peculiari del thrash, le reminiscenze hardcore vengono strumentalmente superate da idee chiaramente ammiccanti al metal e le ritmiche che ne derivano si rivelano cangianti abbastanza da regalare ad ogni brano all'interno della tracklist precise caratteristiche individuali. La voce di Jamey tuona minacciosa e passionale in ogni lettera pronunciata, esplodendo una rabbia devastante come sempre eppure mai così accattivante, trovando il culmine nel singolo-capolavoro "To The Threshold"; dalla focosa "Defeatist" alla ermetica "Supremacy Of Self" passando per la classica "Give Wings To My Triumph" e la violenta "Spitting Venom" ogni traccia rappresenta una storia a sè stante, rinunciando all'uso eccessivo e pedissequo delle tipiche inclinazioni anthemiche in funzione di pezzi maggiormente euritmici e meno prevedibili, una direzione mai intrapresa con tale convinzione e padronanza dalla stirpe dell'odio.
Da tutto ciò ne trae indubbi benefici il disco nella sua interezza, lasciando trasparire una maturità e sicurezza come nessun'altra precedente release offrendo ai fans (e non) il lavoro più solido e completo della propria discografia. Opus Magnum, Supremum Opus.
Voto: 8
1. Defeatist
2. Horrors Of Self
3. Mind Over All
4. To The Threshold
5. Give Wings To My Triumph
6. Destroy Everything
7. Divine Judgement
8. Immortal Enemies
9. Most Truth
10. Never Let It Die
11. Spitting Venom
12. As Diehard As They Come
13. Supremacy Of Self