Dal 6 ottobre riparte GROOVE BOX
su Radio Lupo Solitario 90,7 FM!
La trasmissione andrà in onda ogni Giovedi dalle 20 alle 21!
La trasmissione andrà in onda ogni Giovedi dalle 20 alle 21!
Per contattarci in diretta:
sms: (+39) 334 2247977
E-mail: onair@radiolupo.it
sms: (+39) 334 2247977
E-mail: onair@radiolupo.it
IN FLAMES
COME CLARITY
COME CLARITY
Riassunto delle puntate precedenti: correva l’anno 1994 quando gli In Flames, combo svedese formatosi quattro anni prima (1990), pubblicarono il primo LP ufficiale “Lunar Strain” contribuendo di fatto in maniera sontuosa e decisiva all’imponente sviluppo del death melodico di esportazione scandinava. Successivamente seguirono una dopo l’altra perle da collezione, ognuna emblema di una continua crescita ed evoluzione che li porterà a divenire uno dei nomi più importanti nel panorama metal mondiale: “The Jester Race” nel 1995, “Whoracle” nel 1997, “Colony” e “Clayman” entrambi nel 1999, “Reroute To Remain” nel 2002 e “Soundtrack To Your Escape” nel 2004, con l’aggiunta di un paio di EP e di live.
Una fertilità costante e continua culminante in questo 2006 con la pubblicazione dell’ennesima nuova splendida creazione “Come Clarity”: nel corso degli anni questi nordici non hanno mai mancato di far parlare di sé, dividendo l’opinione pubblica come solo i gruppi importanti possono fare, dando vita a discussioni e pareri contrastanti tra i tanti fans vecchi e nuovi a causa delle differenti sperimentazioni percorse in ogni album. E “Come Clarity” non sarà da meno.
Molti sono già stati i pareri (a mio avviso espressi a vanvera) secondo i quali Anders Fridèn e soci abbiano venduto la propria anima al diavoletto metalcore: oggi ormai la psicosi da modaiolo e la cultura del sospetto sono esageratamente diffuse, per cui a qualche critico di turno basta analizzare superficialmente il connubio tra strofe in screaming e ritornelli melodici per associare il tutto al nuovo carrozzone trendy. Ma non è affatto così, gli In Flames non hanno fatto nulla di diverso da quanto ci si poteva aspettare e l’intensificazione dell’utilizzo di incantevoli melodie in clean vocals è semplicemente la naturale evoluzione di un discorso intrapreso già da anni. Punto.
Sicuramente questo nuovo disco può vantare un elegante tocco di modernizzazione, aprendo le porte ad un pubblico più folto e variegato e abbandonando di fatto la nicchia nella quale si chiusero (con riferimento al più recente passato) con “Soundtrack To Your Escape”; “Come Clarity” è infatti un disco orecchiabile, certamente commerciale, estremamente fluido e catalizzante, pregno di melodie sognanti e coinvolgenti.
Il marchio In Flames è facilmente riconoscibile dalle ritmiche solide, potenti, incalzanti e polverizzanti ma al contempo pulite ed organizzate; salta subito all’orecchio la maggior incisività ed importanza delle parti di batteria, indubbiamente più saturanti e continue rispetto agli ultimi lavori; minor presenza invece di trame elettroniche, probabilmente per sottrarsi ad una estremizzazione oltremisura dell’infatuazione melodica evitando inoltre di lacerare la spingente continuità del sound ed evitando squarci nella linearità delle ritmiche.
Canzoni come l’opener (e primo singolo) “Take This Life” - probabilmente la traccia sulla quale si basano tutti coloro che hanno tirato in ballo influenze metalcore -, “Leeches”, “Dead End” - nella quale risuona in duetto con Fridèn la splendida voce di Lisa Miskovsky, cantante pop svedese il cui tono ricorda molto da vicino la nostra Cristina Scabbia -, “Come Clarity” - una romantica ballad? -, “Vacuum” - certamente la traccia più old-style in pieno death melodico – e “Our Infinite Struggle” sono gli highlights di un disco che punta a centrare un pericoloso compromesso, tentando di mantenere i vecchi fans aprendosi come mai fatto finora al mercato e conseguentemente a nuovi possibili ammiratori ai quali personalmente vorrei estendere l’invito a “provare per credere”. Masterpiece.
Una fertilità costante e continua culminante in questo 2006 con la pubblicazione dell’ennesima nuova splendida creazione “Come Clarity”: nel corso degli anni questi nordici non hanno mai mancato di far parlare di sé, dividendo l’opinione pubblica come solo i gruppi importanti possono fare, dando vita a discussioni e pareri contrastanti tra i tanti fans vecchi e nuovi a causa delle differenti sperimentazioni percorse in ogni album. E “Come Clarity” non sarà da meno.
Molti sono già stati i pareri (a mio avviso espressi a vanvera) secondo i quali Anders Fridèn e soci abbiano venduto la propria anima al diavoletto metalcore: oggi ormai la psicosi da modaiolo e la cultura del sospetto sono esageratamente diffuse, per cui a qualche critico di turno basta analizzare superficialmente il connubio tra strofe in screaming e ritornelli melodici per associare il tutto al nuovo carrozzone trendy. Ma non è affatto così, gli In Flames non hanno fatto nulla di diverso da quanto ci si poteva aspettare e l’intensificazione dell’utilizzo di incantevoli melodie in clean vocals è semplicemente la naturale evoluzione di un discorso intrapreso già da anni. Punto.
Sicuramente questo nuovo disco può vantare un elegante tocco di modernizzazione, aprendo le porte ad un pubblico più folto e variegato e abbandonando di fatto la nicchia nella quale si chiusero (con riferimento al più recente passato) con “Soundtrack To Your Escape”; “Come Clarity” è infatti un disco orecchiabile, certamente commerciale, estremamente fluido e catalizzante, pregno di melodie sognanti e coinvolgenti.
Il marchio In Flames è facilmente riconoscibile dalle ritmiche solide, potenti, incalzanti e polverizzanti ma al contempo pulite ed organizzate; salta subito all’orecchio la maggior incisività ed importanza delle parti di batteria, indubbiamente più saturanti e continue rispetto agli ultimi lavori; minor presenza invece di trame elettroniche, probabilmente per sottrarsi ad una estremizzazione oltremisura dell’infatuazione melodica evitando inoltre di lacerare la spingente continuità del sound ed evitando squarci nella linearità delle ritmiche.
Canzoni come l’opener (e primo singolo) “Take This Life” - probabilmente la traccia sulla quale si basano tutti coloro che hanno tirato in ballo influenze metalcore -, “Leeches”, “Dead End” - nella quale risuona in duetto con Fridèn la splendida voce di Lisa Miskovsky, cantante pop svedese il cui tono ricorda molto da vicino la nostra Cristina Scabbia -, “Come Clarity” - una romantica ballad? -, “Vacuum” - certamente la traccia più old-style in pieno death melodico – e “Our Infinite Struggle” sono gli highlights di un disco che punta a centrare un pericoloso compromesso, tentando di mantenere i vecchi fans aprendosi come mai fatto finora al mercato e conseguentemente a nuovi possibili ammiratori ai quali personalmente vorrei estendere l’invito a “provare per credere”. Masterpiece.
Tempo
Voto: 9
Voto: 9
TRACKLIST:
01. Take This Life
02. Leeches
03. Reflect The Storm
04. Dead End
05. Scream
06. Come Clarity
07. Vacuum
08. Pacing Death´s Trail
09. Crawl Through Knives
10. Versus Terminus
11. Our Infinite Struggle
12. Vanishing Light
13. Your Bedtime Story Is Scaring Everyone
01. Take This Life
02. Leeches
03. Reflect The Storm
04. Dead End
05. Scream
06. Come Clarity
07. Vacuum
08. Pacing Death´s Trail
09. Crawl Through Knives
10. Versus Terminus
11. Our Infinite Struggle
12. Vanishing Light
13. Your Bedtime Story Is Scaring Everyone