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GOD FORBID
IV: CONSTITUTION OF TREASON
Diciamoci la verità: “Gone Forever” non era certo un grande album; non da buttare via, sia chiaro, ma palesemente non in possesso di caratteristiche tali da permettere ai God Forbid di ambire all’obiettivo di innalzarsi dal resto della massa. Insomma, un disco thrash-metalcore come ve ne sono tanti, una sufficienza piena ma niente più. Personale opinione ovviamente.
Per questi motivi quindi non era lecito aspettarsi grossi passi in avanti, non era lecito aspettarsi che la nuova pubblicazione del team guidato da Byron Davis, carismatico frontman di colore, potesse ambire a chissà quali vette: e qui sta l’errore. I God Forbid non si sono limitati ad apportare semplici migliorìe, ma hanno attuato qualcosa volgarmente definibile “ribaltone”.
“IV: Constitution Of  Treason” infatti è da considerarsi un vero e proprio ritorno in pompa magna, un devastante trionfo di musica scritta come Dio comanda: la tendenza più strettamente metalcore viene riposta tra le cose in disuso, scegliendo di percorrere territori di thrash puro e solido modernizzato dal tocco del produttore Jason Suecof (non a caso reduce da esperienze con i Trivium) e mischiato a concisi proclami politici come già facilmente intuibile dalla copertina e, soprattutto, dal titolo.
La Costituzione proposta dal quintetto del New Jersey si basa su tre articoli fondamentali, ognuno esprimente differenti concetti poggianti su differenti commi ognuno: il primo articolo "Twilight of Civilization" prova ad immaginare un virtuale scenario post-apocalittico causato da una devastante guerra nucleare tra nazioni, decisamente una minaccia mai come oggi così pericolosamente reale; il secondo articolo "In The Darkest Hour, There Was One” racconta la storia di un uomo diventato eroe per essersi ribellato ad opprimenti ideali di dittatura fascista, finendo poi condannato e bruciato vivo ma il cui spirito verrà ricordato per aver contribuito a riportare libertà laddove mancava; il terzo articolo “Devolution” è invece ambientato in un lontano futuro, dove il ricordo delle gesta dell’eroe di cui sopra è diventata una leggenda in grado di dividere le masse, cercando altresì di servire come esempio per evitare la recidiva stupidità e prevenire l’ennesimo compimento di simili enormi errori cataclismici, facendo della libertà di scelta e di pensiero la morale della storia. Ambientazioni apparentemente lontane, ma ad una analisi più profonda si colgono facilmente i molteplici riferimenti all’era attuale: i significati dei tre articoli vengono esaudientemente illustrati nell’incipit del booklet, includendo inoltre tutti i testi delle canzoni oltre alle foto dei singoli membri della band; nella copia da me acquistata vi è inoltre una parte dvd registrata sull’altro lato dello stesso cd audio (cioè per vederlo bisogna girare il cd al contrario) contenente diversi estratti registrati durante il processo realizzativo dell’album, dai vari ‘dietro le quinte’ ad interviste effettuate al combo americano.
La struttura pentagrammatica non lascia spazio a buchi sonori, il sound si espande a dismisura saturando pregevolmente i padiglioni auricolari, proponendo un mix praticamente perfetto di melodiche aperture strumentali e vocali, passaggi in screaming, assoli inconfutabilmente heavy metal (Maiden docet), saltuarie cadenze ai limiti dell’hardcore ed una indiavolata batteria double-kick spesso soggetta a prelibati cambiamenti di ritmiche, oltre ovviamente ad un eccellente songwriting di cui sopra; ne viene plasmato un prodotto straripante, granitico ed imponente, una realizzazione impressionante per abilità esecutiva, qualità sonora e potere di seduzione, ineccepibile per completezza di elementi la cui commistione crea un mood teatrale ed oscuro, un tetro scenario al quale contribuisce non poco anche il metaforico artwork raffigurante il distaccamento della simbolica fiaccola della libertà dalla famosa statua di New York.
Le carte vincenti da giocare al tavolo mostrano un connubio di caratteristiche differenti: la frenesìa di “The End of the World”, la robustezza di “The Lonely Dead”, la turbinosa “Divinity”, l’emozionante power-ballad “To the Fallen Hero”, il passionale arpeggio simil-intro del preambolo “Welcome To the Apocalypse”, l’aggressivo mordente di “Constitution of Treason”, con la vulcanica “Crucify Your Beliefs” a chiudere elegantemente quel che può tranquillamente essere inserito nella galleria dei capolavori metal degli ultimi anni.
Lontano dai più banali stereotipi per merito di un fervente stato di grazia, i God Forbid si candidano indiscutibilmente tra le migliori nuove uscite del 2005, poiché inconfutabile il fatto che questo loro quarto album sia da considerarsi di diritto una vera pietra miliare nel mondo del metallo musicale.
Tempo
Voto: 9
TRACKLIST:

01. The End of the World
02. Chains of Humanity
03. Into the Wasteland
04. The Lonely Dead
05. Divinity
06. Under This Flag
07. To the Fallen Hero
08. Welcome To the Apocalypse (Preamble)
09. Constitution of Treason
10. Crucify Your Beliefs