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30 SECONDS TO MARS
A BEAUTIFUL LIE
A BEAUTIFUL LIE
Chi mi conosce bene, o comunque chi ha avuto modo di leggere la mia personale recensione del loro primo omonimo disco, sa quanto io sia legato a questa band e quanto quindi possa essere enorme l'ammirazione che nutro nei confronti dei 30 Seconds To Mars; a tre anni di distanza da ciò che io considero un capolavoro a tutti gli effetti (fine settembre 2002), la compagine capitanata dal bel Jared Leto si ripresenta sul mercato con la nuova creazione "A Beautiful Lie", un album più concettuale, autobiografico e personale rispetto all'illustre precedente, una "storia di vita, morte, dolore, gioia e passione" (testuali parole del frontman) la quale si fonda su atmosfere più intime e morbide, presentandoci un Jared più leader che mai, la cui voce diventa la base fondamentale oggi più di ieri, narrando altresì le proprie personali esperienze e rinunciando in tal modo alle fantasticherie militar-siderali che caratterizzarono a suo tempo il debut-album ("Capricorn", "Edge Of The Earth", "Echelon"). E la differenza tra i due album, secondo lo stesso cantante-attore, sta proprio nell'idea concettuale che ha contraddistinto il processo realizzativo di entrambi i lavori: "30 Seconds To Mars" viene dalla testa, "A Beatiful Lie" viene dal cuore.
Musicalmente parlando, i due album hanno inevitabilmente in comune molti elementi sebbene in questo caso si sia optato per una direzione complessivamente indirizzata a sonorità più soft, diminuendo le dosi di riff aggressivi e spigolosi scegliendo di virare verso onomatopee più introspettive ed incentrate su storie personali, privilegiando atteggiamenti quasi poetici e sensuali; alcune aperture ritmicamente più accelerate fanno ancora capolino in alcune parti del disco, come ad esempio in "Attack" (caratterizzata da evidenti aperture stilisticamente emo), "The Kill", "The Fantasy " ma sommariamente si tratta di episodi numericamente in minoranza, tentando di marcare in maniera più o meno corposa la diversità di concezione tra passato e presente.
L'eccellente voce di Jared, come detto, rimane il punto nevralgico dell'album: detta tempi e melodìe facendosi seguire a ruota dagli altri strumenti, puntando sulla propria natura di attore e recitando ogni singolo versetto delle canzoni, paragonabile ad un poeta decantante le proprie liriche personali, calandosi alla perfezione nello stato d'animo imposto dalla parte cercando di coinvolgere e rendere il più partecipe possibile la controparte che sta ad ascoltare; gli strumenti in background vengono così conseguentemente lobotomizzati, creando melodie raffinate e ruffiane. Da segnalare inoltre la presenza di due bonus track non indicate nella tracklist ma comunque presenti nel disco, ovvero "Battle Of One" (canzone tra l'altro inizialmente scelta come title-track) e "Hunter", precedute da una sorta di ghost track rintracciabile intorno al dodicesimo minuto e mezzo di "A Modern Myth", ultimo titolo ufficialmente stampato sulla copertina.
Graficamente parlando invece l'artwork dell'album presenta gli stessi colori che hanno caratterizzato la Mars Army sin dagli esordi, con solita predominanza di bianco e rosso come accadde per il lavoro precedente, per il sito ufficiale e per gli articoli appartenenti al merchandise ufficiale; la plastichetta di imballaggio ricalca elegantemente lo stile della cover anziché presentarsi nella solita veste trasparente che avvolge il 99% delle pubblicazioni, mentre purtroppo il booklet si rivela alquanto scarno e poco interessante, contenendo semplicemente i ringraziamenti di rito e poco altro.
Raggiungere nuovamente la perfezione del self-titled è pressoché impossibile, ma i 30 Seconds To Mars ce l'hanno messa tutta riuscendo comunque a confezionare un album di buon livello: i brani migliori sono sicuramente "Attack", "The Fantasy" (la mia preferita in assoluto in questo album), "Savior" e "From Yesterday", con ulteriore citazione per l'emozionale "The Story"; certo, onestamente parlando il disco si rivela a tratti purtroppo ripetitivo e ridondante, ma altrettanto onestamente è impossibile negarne la pregiata qualità, come lecito attendersi da una band di tal valore e caratura.
Provehito in Altum!
Musicalmente parlando, i due album hanno inevitabilmente in comune molti elementi sebbene in questo caso si sia optato per una direzione complessivamente indirizzata a sonorità più soft, diminuendo le dosi di riff aggressivi e spigolosi scegliendo di virare verso onomatopee più introspettive ed incentrate su storie personali, privilegiando atteggiamenti quasi poetici e sensuali; alcune aperture ritmicamente più accelerate fanno ancora capolino in alcune parti del disco, come ad esempio in "Attack" (caratterizzata da evidenti aperture stilisticamente emo), "The Kill", "The Fantasy " ma sommariamente si tratta di episodi numericamente in minoranza, tentando di marcare in maniera più o meno corposa la diversità di concezione tra passato e presente.
L'eccellente voce di Jared, come detto, rimane il punto nevralgico dell'album: detta tempi e melodìe facendosi seguire a ruota dagli altri strumenti, puntando sulla propria natura di attore e recitando ogni singolo versetto delle canzoni, paragonabile ad un poeta decantante le proprie liriche personali, calandosi alla perfezione nello stato d'animo imposto dalla parte cercando di coinvolgere e rendere il più partecipe possibile la controparte che sta ad ascoltare; gli strumenti in background vengono così conseguentemente lobotomizzati, creando melodie raffinate e ruffiane. Da segnalare inoltre la presenza di due bonus track non indicate nella tracklist ma comunque presenti nel disco, ovvero "Battle Of One" (canzone tra l'altro inizialmente scelta come title-track) e "Hunter", precedute da una sorta di ghost track rintracciabile intorno al dodicesimo minuto e mezzo di "A Modern Myth", ultimo titolo ufficialmente stampato sulla copertina.
Graficamente parlando invece l'artwork dell'album presenta gli stessi colori che hanno caratterizzato la Mars Army sin dagli esordi, con solita predominanza di bianco e rosso come accadde per il lavoro precedente, per il sito ufficiale e per gli articoli appartenenti al merchandise ufficiale; la plastichetta di imballaggio ricalca elegantemente lo stile della cover anziché presentarsi nella solita veste trasparente che avvolge il 99% delle pubblicazioni, mentre purtroppo il booklet si rivela alquanto scarno e poco interessante, contenendo semplicemente i ringraziamenti di rito e poco altro.
Raggiungere nuovamente la perfezione del self-titled è pressoché impossibile, ma i 30 Seconds To Mars ce l'hanno messa tutta riuscendo comunque a confezionare un album di buon livello: i brani migliori sono sicuramente "Attack", "The Fantasy" (la mia preferita in assoluto in questo album), "Savior" e "From Yesterday", con ulteriore citazione per l'emozionale "The Story"; certo, onestamente parlando il disco si rivela a tratti purtroppo ripetitivo e ridondante, ma altrettanto onestamente è impossibile negarne la pregiata qualità, come lecito attendersi da una band di tal valore e caratura.
Provehito in Altum!
Tempo
Voto: 7+
Voto: 7+
TRACKLIST:
1. Attack
2. A Beautiful Lie
3. The Kill
4. Was It A Dream?
5. The Fantasy
6. Savior
7. From Yesterday
8. The Story
9. R-Evolve
10. A Modern Myth
11. Battle Of One (bonus)
12. Hunter (bonus)
1. Attack
2. A Beautiful Lie
3. The Kill
4. Was It A Dream?
5. The Fantasy
6. Savior
7. From Yesterday
8. The Story
9. R-Evolve
10. A Modern Myth
11. Battle Of One (bonus)
12. Hunter (bonus)