Dal 6 ottobre riparte GROOVE BOX
su Radio Lupo Solitario 90,7 FM!
La trasmissione andrà in onda ogni Giovedi dalle 20 alle 21!
La trasmissione andrà in onda ogni Giovedi dalle 20 alle 21!
Per contattarci in diretta:
sms: (+39) 334 2247977
E-mail: onair@radiolupo.it
sms: (+39) 334 2247977
E-mail: onair@radiolupo.it
NINE INCH NAILS
WITH TEETH
WITH TEETH
Si scrive Nine Inch Nails, si legge Trent Reznor: un nome ed un cognome che significano molto nella storia recente della musica, un nome ed un cognome che si accostano facilmente alla parola “rivoluzione”, termine idoneo a descrivere lo sconvolgimento evolutivo di cui si è reso responsabile il deus ex machina della simulacro N.I.N., il prodotto definitivo della fabbrica del suono industrial (presumibilmente fondata da Al Jourgensen e dai suoi Ministry), vettore vincente capace di viaggiare imperterrito attraverso gli anni novanta dominati dal grunge, di modernizzare e digitalizzare un metal impantanato e di riemergere vivo e pulsante nella futuristica attualità del nuovo millennio…
Il percorso creativo dell’innovativa “one-man band” di Reznor è un itinerario costellato di stereo-spine: tappe principali di tale doloroso percorso sono state il purgatorio palpitante di “Pretty hate machine”, l’autodistruttivo viaggio all’inferno e ritorno, con la luce (spenta) in fondo al tunnel di “The downward spiral” ed il paradiso a sprazzi della titanica ultima opera “The fragile”… la quarta fase della rivoluzione si denomina “With teeth”: mai come in passato, il metal odierno ha disperatamente bisogno di essere – nuovamente – incendiato ed incentivato dal fuoco del progresso ed il ritorno dei Nine Inch Nails non può che essere salutato da una tecno-salva di beat esultanti.
Come da abitudine, Trent fa tutto – o quasi – da solo, crea, scrive, arrangia, campiona, suona (l’amico Dave “Prezzemolino” Grohl suona la batteria su alcuni brani), produce (assieme ad Alan Moulder)… l’abitudine e l’ordine generano metodicità, la quale estingue la frenesia… e l’introspezione misurata dell’opener “All the love in the world” (con le sue gocce di ambient elettronico, il suo sublime piano ed un finale dall’andamento quasi “spiritual-gospel”) ne sono la prova… prova facilmente confutabile, visto il dirompente impeto della seconda traccia, l’astiosa “You know what you are?” (con l’inarrestabile Grohl scalpitante come non mai dietro i tamburi). Parecchio rock ruvido (basso vibrante e chitarra stridente puntano dritti alle regioni del garage-rock…!) e ben poca tecnologia nella successiva “The collector”, che viene bagnata però sul finire da una cristallina melodia di pianoforte… c’è spazio addirittura per gli ammiccamenti zuccherini al pop nel primo, ballabilissimo singolo “The hand that feeds” che cresce nota dopo nota e ascolto dopo ascolto. Dopo “Love is not enough” (episodio di passaggio piuttosto sbiadito) e le sterzate tra dark new wave e Radiohead di “Every day his exactly the same” tocca alla title-track, che ripropone parzialmente le atmosfere ampie e difficili di “The fragile”, rimescolandole in una prospettiva più rock (blues?) e meno empiricamente sperimentale. L’esplorazione prosegue con un trittico da applausi, tre canzoni che si stagliano tra le migliori dell’intero disco: il secondo singolo “Only” (dalla chimica perfetta tra rock ed elettronica), l’abrasività alla Queens Of The Stone Age di “Getting smaller” ed i raffinati costrutti armonici di “Sunspots” (che viene cantata in parte in falsetto e ripropone il fil rouge “nothing can stop me now”). La lunga piece electro-industrial d’addio ha inizio con i ritmi scomposti ma melodici di “The line begins to blur” che sfociano nell’andare ondulante e polifonico di “Beside you in time” che a sua volta genera gli arpeggi celestiali dell’evocativa “Right where it belongs”… il sipario è destinato, infine, a calare allo svanire della gradevole ma superflua simil-ballata “Home”.
Benché risulti meno rivoluzionario di “Pretty hate machine”, meno epocale di “The downward spiral” e meno altisonante dell’ambizioso “The fragile”, “With teeth” (che appare, inoltre, più spesso diretto e dunque apprezzabile dei suoi precursori) concretizza riccamente il credo musicale di Trent Reznor, una filosofia che si prefigge di proiettare costantemente il rock, il metal e la musica in generale verso il domani… talvolta rielaborando i suoni e le suggestioni sonore trascorse ed attuali, altre volte plasmando dal nulla nuove, geniali soluzioni… passato, presente e (soprattutto) futuro si intrecciano finemente nella musica dei Nine Inch Nails… la cui ora, per il piacere delle nostre orecchie, è adesso.
Il percorso creativo dell’innovativa “one-man band” di Reznor è un itinerario costellato di stereo-spine: tappe principali di tale doloroso percorso sono state il purgatorio palpitante di “Pretty hate machine”, l’autodistruttivo viaggio all’inferno e ritorno, con la luce (spenta) in fondo al tunnel di “The downward spiral” ed il paradiso a sprazzi della titanica ultima opera “The fragile”… la quarta fase della rivoluzione si denomina “With teeth”: mai come in passato, il metal odierno ha disperatamente bisogno di essere – nuovamente – incendiato ed incentivato dal fuoco del progresso ed il ritorno dei Nine Inch Nails non può che essere salutato da una tecno-salva di beat esultanti.
Come da abitudine, Trent fa tutto – o quasi – da solo, crea, scrive, arrangia, campiona, suona (l’amico Dave “Prezzemolino” Grohl suona la batteria su alcuni brani), produce (assieme ad Alan Moulder)… l’abitudine e l’ordine generano metodicità, la quale estingue la frenesia… e l’introspezione misurata dell’opener “All the love in the world” (con le sue gocce di ambient elettronico, il suo sublime piano ed un finale dall’andamento quasi “spiritual-gospel”) ne sono la prova… prova facilmente confutabile, visto il dirompente impeto della seconda traccia, l’astiosa “You know what you are?” (con l’inarrestabile Grohl scalpitante come non mai dietro i tamburi). Parecchio rock ruvido (basso vibrante e chitarra stridente puntano dritti alle regioni del garage-rock…!) e ben poca tecnologia nella successiva “The collector”, che viene bagnata però sul finire da una cristallina melodia di pianoforte… c’è spazio addirittura per gli ammiccamenti zuccherini al pop nel primo, ballabilissimo singolo “The hand that feeds” che cresce nota dopo nota e ascolto dopo ascolto. Dopo “Love is not enough” (episodio di passaggio piuttosto sbiadito) e le sterzate tra dark new wave e Radiohead di “Every day his exactly the same” tocca alla title-track, che ripropone parzialmente le atmosfere ampie e difficili di “The fragile”, rimescolandole in una prospettiva più rock (blues?) e meno empiricamente sperimentale. L’esplorazione prosegue con un trittico da applausi, tre canzoni che si stagliano tra le migliori dell’intero disco: il secondo singolo “Only” (dalla chimica perfetta tra rock ed elettronica), l’abrasività alla Queens Of The Stone Age di “Getting smaller” ed i raffinati costrutti armonici di “Sunspots” (che viene cantata in parte in falsetto e ripropone il fil rouge “nothing can stop me now”). La lunga piece electro-industrial d’addio ha inizio con i ritmi scomposti ma melodici di “The line begins to blur” che sfociano nell’andare ondulante e polifonico di “Beside you in time” che a sua volta genera gli arpeggi celestiali dell’evocativa “Right where it belongs”… il sipario è destinato, infine, a calare allo svanire della gradevole ma superflua simil-ballata “Home”.
Benché risulti meno rivoluzionario di “Pretty hate machine”, meno epocale di “The downward spiral” e meno altisonante dell’ambizioso “The fragile”, “With teeth” (che appare, inoltre, più spesso diretto e dunque apprezzabile dei suoi precursori) concretizza riccamente il credo musicale di Trent Reznor, una filosofia che si prefigge di proiettare costantemente il rock, il metal e la musica in generale verso il domani… talvolta rielaborando i suoni e le suggestioni sonore trascorse ed attuali, altre volte plasmando dal nulla nuove, geniali soluzioni… passato, presente e (soprattutto) futuro si intrecciano finemente nella musica dei Nine Inch Nails… la cui ora, per il piacere delle nostre orecchie, è adesso.
Silvio52
Voto: 8
Voto: 8
TRACKLIST:
1. All The Love In The World
2. You Know What You Are?
3. The Collector
4. The Hand That Feeds
5. Love Is Not Enough
6. Every Day Is Exactly The Same
7. With Teeth
8. Only
9. Getting Smaller
10. Sunspots
11. The Line Begins To Blur
12. Beside You In Time
13. Right Where It Belongs
14. Home
1. All The Love In The World
2. You Know What You Are?
3. The Collector
4. The Hand That Feeds
5. Love Is Not Enough
6. Every Day Is Exactly The Same
7. With Teeth
8. Only
9. Getting Smaller
10. Sunspots
11. The Line Begins To Blur
12. Beside You In Time
13. Right Where It Belongs
14. Home