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HEAVEN SHALL BURN
ANTIGONE
ANTIGONE
La vittoria, si sa, ha sempre molti padri; inoltre capita sovente che amici dei fantomatici padri cerchino di arrampicarsi sul carro dei vincitori, tentando altresì di ottenerne personalmente anch'essi un proficuo rendiconto. Talvolta però questa 'arrampicata' è tutt'altro che volontaria; mi spiego meglio.
Gli Heaven Shall Burn si ripresentano con questo nuovo album "Antigone" in un periodo segnato da un profonda transizione di mercato, dove il metalcore prende sempre più piede e trascina con sé tutto quanto possa avere cromosomi comuni a questo nuovo fenomeno; per questo motivo le menti più superficiali potrebbero accusare gli HSB semplicemente di cavalcare l'onda con lo scopo di arrivare dritti dritti al successo commerciale. Ma in realtà non è affatto così.
A questi musicisti tedeschi infatti (vecchi amici dei Caliban) non interessa minimamente la geografia odierna del mercato, andando a riprendere esattamente le stesse sonorità presentate nel precedente "Whatever It May Take", cercando di svilupparle inserendo una manciata di nuovi elementi; la prima differenza tra passato e presente la ritroviamo nella casa madre, non più la Lifeforce Records bensì la Century Media.
Le conseguenze di questo passaggio producono come risultato suoni meno grezzi e meno spontanei, una pulizia sonora il cui compito è prevalentemente quello di tenere la furia sotto un discreto controllo, senza scalfire eccessivamente la concezione base della compagine teutonica, fondata su convinti ideali straight-edge accompagnati da thrashosi riff metallicamente tendenti all'hardcore; piccole innovazioni vengono dettate da evidenti contaminazioni di stampo death svedese, un'arma a doppio taglio che dona certamente un tocco di classe al pentagramma rischiando però di generalizzare troppo il sound coniugandolo al verbo di massa.
La cosa che colpisce di questo gruppo è la violenza usata con intelligenza, mai gratuita o fuori posto sempre assimilata al trascinante stato d'animo incitante a diverse ribellioni, dal sentimento di rigetto provato verso i comuni stereotipi musicali alla ben più significativa rivolta contro le verità imposte da un mondo ingiusto, corrotto, malsano.
In sostanza un album variegato nella sua omogeneità stilistica e filosofica, riuscendo a raggiungere un'identità propria innalzandosi dalla massa delle innumerevoli pubblicazioni simili che ci aspettano nei mesi a venire. Anch'esso non adatto ai deboli di cuore.
Gli Heaven Shall Burn si ripresentano con questo nuovo album "Antigone" in un periodo segnato da un profonda transizione di mercato, dove il metalcore prende sempre più piede e trascina con sé tutto quanto possa avere cromosomi comuni a questo nuovo fenomeno; per questo motivo le menti più superficiali potrebbero accusare gli HSB semplicemente di cavalcare l'onda con lo scopo di arrivare dritti dritti al successo commerciale. Ma in realtà non è affatto così.
A questi musicisti tedeschi infatti (vecchi amici dei Caliban) non interessa minimamente la geografia odierna del mercato, andando a riprendere esattamente le stesse sonorità presentate nel precedente "Whatever It May Take", cercando di svilupparle inserendo una manciata di nuovi elementi; la prima differenza tra passato e presente la ritroviamo nella casa madre, non più la Lifeforce Records bensì la Century Media.
Le conseguenze di questo passaggio producono come risultato suoni meno grezzi e meno spontanei, una pulizia sonora il cui compito è prevalentemente quello di tenere la furia sotto un discreto controllo, senza scalfire eccessivamente la concezione base della compagine teutonica, fondata su convinti ideali straight-edge accompagnati da thrashosi riff metallicamente tendenti all'hardcore; piccole innovazioni vengono dettate da evidenti contaminazioni di stampo death svedese, un'arma a doppio taglio che dona certamente un tocco di classe al pentagramma rischiando però di generalizzare troppo il sound coniugandolo al verbo di massa.
La cosa che colpisce di questo gruppo è la violenza usata con intelligenza, mai gratuita o fuori posto sempre assimilata al trascinante stato d'animo incitante a diverse ribellioni, dal sentimento di rigetto provato verso i comuni stereotipi musicali alla ben più significativa rivolta contro le verità imposte da un mondo ingiusto, corrotto, malsano.
In sostanza un album variegato nella sua omogeneità stilistica e filosofica, riuscendo a raggiungere un'identità propria innalzandosi dalla massa delle innumerevoli pubblicazioni simili che ci aspettano nei mesi a venire. Anch'esso non adatto ai deboli di cuore.
Tempo
Voto: 6,5
Voto: 6,5
TRACKLIST:
1.Echoes (Intro)
2.The Weapon They Fear
3.The Only Truth
4.Architects Of The Apocalypse
5.Voice Of The Voiceless
6.Numbing The Pain
7.To Harvest The Storm
8.Risandi Von (Outro)
9.Bleeding To Death
10.Tree Of Freedom
11.The Dream Is Dead
12.Deyjandi Von (Outro)
1.Echoes (Intro)
2.The Weapon They Fear
3.The Only Truth
4.Architects Of The Apocalypse
5.Voice Of The Voiceless
6.Numbing The Pain
7.To Harvest The Storm
8.Risandi Von (Outro)
9.Bleeding To Death
10.Tree Of Freedom
11.The Dream Is Dead
12.Deyjandi Von (Outro)