Sottovalutati. Questo ad oggi il termine più inopinabilmente accostabile ai Nonpoint, band che a mio giudizio deve per forza di cose essere annoverata di diritto tra le migliori compagini del panorama rock/nu-metal americano; purtroppo non tutti la pensano così, e per questo la band si è ritrovata senza un contratto discografico dopo che la loro label MCA è confluita nella Geffen Records, passaggio che ha purtroppo comportato il taglio di questi musicisti. Ma non tutti i mali vengono per nuocere.
Senza perdersi d'animo i Nonpoint hanno continuato per la loro strada, consci delle loro enormi potenzialità e con la convinzione che mai e poi mai sarebbero rimasti appiedati, prima o poi una nuova etichetta si sarebbe sicuramente fatta avanti per disporre dei loro servigi; e così è stato, le preghiere sono state ascoltate, la Lava Records ha bussato alla porta ed i ragazzi non hanno fatto altro che aprire felicemente, facendo così in modo di dedicarsi finalmente anima e corpo alla creazione di ciò che avrebbe poi assunto il nome di "Recoil".
Inevitabilmente l'album risente del periodo difficile attraversato dal gruppo, le cui canzoni palesano emozioni intrise di melodica rabbia e di frustrata creatività: le sonorità che ne vengono ricavate sono graffianti, combattive e rabbiose, molto più simili alla struttura compositiva di "Statement" piuttosto che al più recente "Development", del quale vengono comunque riprese le intuizioni melodiche, ma rimanendo in linea con l'intrinseco significato letterale di "Recoil" (ritrazione, indietreggiamento).
Se questo non è un capolavoro, poco ci manca: intraprendente ma maturo, rabbioso ma emozionante, selvaggio ma studiato, fondato su perle di rara bellezza coinvolgenti sin dal primo ascolto, il cui forte impatto immediato non può far altro che accrescere ulteriormente il già altissimo livello qualitativo del disco. Altro pregio complementare sta nella varietà degli stili offerti: le adrenaliniche "The Same", "The Truth", "Side With The Guns", l'immensa, incontenibile, incontrollabile, straripante, energica, e chi più ne ha più ne metta, "Rabia" (un vero e proprio fiammante gioiello latino incastonato in una miniera d'oro, canzone assolutamente da ascoltare un milione di volte, credetemi), la raffinata cover della canzone di Phil Collins "In The Air Tonight", fino ad arrivare all'altro pregiato zaffiro denominato "Past It All", romantica ballata elettrica emozionante come poche altre al mondo, presente anche sottoforma di ghost-track acustica assurta a degnissima chiusura.
Elias Soriano è innegabilmente uno dei migliori cantanti in circolazione, dotato di un eclettismo comune a pochi (una voce in grado di essere dolce come il miele e pungente come una spada), capace inoltre di affrontare gli scottanti temi della politica americana e mondiale ("The Truth", "Side With The Guns") in maniera concisa, senza perdersi in facili e banali proclami di basso livello ai quali spesso e volentieri si abbandonano altri pseudo-rivoluzionari del nuovo millennio; nota più che positiva anche il chitarrista Andy Goldman, la cui ritmica domina quasi interamente qualsiasi canzone in perfetta sinapsi con la voce del sopracitato vocalist, creando un sound nel quale tutto viene armonizzato ed incastrato alla perfezione.
Insomma, una vera pietra miliare di stampo nu-metal, a rafforzare il concetto che a questo mondo non esistono solo Korn, Deftones, Slipknot e System Of A Down come invece purtroppo pensa la maggior parte degli estimatori (superficiali) del genere. Personalmente lo ritengo il miglior disco del 2004, non lasciatevelo assolutamente scappare!!