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MUSHROOMHEAD
XIII
XIII
Il significato più immediatamente desumibile dal concetto di “maschera” è che il soggetto che la indossa abbia qualcosa da nascondere, un oscuro segreto gelosamente celato dietro un travestimento che nasconde le vere fattezze dell’individuo; dopo il parziale smascheramento (grazie ad internet ed alla visibilità dei progetti paralleli di Corey, Joey e Shawn) degli Slipknot e l’operazione di de-make-up (perlomeno live) dei Mudvayne, la band che maggiormente riesce tuttora ad incarnare il fascino misterioso derivante da un appariscente camuffamento grandguignolesco è rappresentata dai Mushroomhead: gli otto musicisti (con, rispetto ad “XX”, DJ Stitch subentrato ai samples al posto di Bronson, passato a sostituire, alla seconda chitarra il dimissionario JJ Righteous), in realtà, hanno ben poco da nascondere, essendo il loro talento congiunto evidentissimo fin dal primo ascolto… Il sipario di “XIII” si apre con l’intensa “Kill tomorrow”, strofa bipartita ed equamente divisa tra il cantato cadenzato di Jeffrey Nothing ed il roco screaming di J Mann (dalla cui parte si schiera la doppia cassa di Skinny ed il poderoso riff gemellare di Gravy e Bronson), prima che il lead singer riprenda il centro del palcoscenico nel chorus, ingemmato dalle orchestrazioni del tastierista Shmotz. Il secondo round della convivenza tra i due vocalist viene idealmente vinto da Mann, da plauso nelle sue evoluzioni vocali tra rapping e calde, piene tonalità baritonali, che rendono il singolo “Sun doesn’t rise” un perfetto biglietto da visita per la band di Cleveland; le dita di Shmotz scivolano sapientemente sul pianoforte che introduce il superbo collage musicale di “Mother machine gun” mentre forti emozioni ci attendono al varco con la riflessiva “Nowhere to go” (seconda canzone co-prodotta da Johnny K, dopo il single), con un Jeffrey Nothing da pelle d’oca ed un J Mann non da meno, nel suo controcanto quasi in spoken word. L’incrocio pericoloso di riff di chitarra di “Becoming cold (216)” dà spazio alle sfaccettature più prepotenti del Mushroomhead-sound, prima di attutirsi in un outro che defluisce nel toccante duetto tra Jeffrey Nothing e la lirica voce femminile di Devon Gorman dei 10000 Cadillacs intitolato “One more day”… Pura potenza hardcore-metal scaturisce, invece, dalle note di “The dream is over”, in cui tocca a J Mann fare gli onori di casa alla seconda, distruttiva, special guest, Jens Kidman dei Meshuggah. Particolarmente pregevole il lavoro svolto dietro le pelli da Skinny, che conferisce un’apparentemente irrefrenabile velocità a “The war inside”, velocità idealmente mantenuta dal sample di un rombante motore d’automobile avviato nell’intro di “Almost gone”, dall’inatteso sapore blues-rock anni ‘80 e dal finale vagamente jazzato. Il death-speed-metal di “Eternal” (“This is definitely the heaviest song ever”, sentenzia un piccolo fan dei Mushroomhead sul finale della canzone) è in parte addolcito da un ritornello melodico e dai graffi e dagli effetti di DJ Stitch; la successiva “Our own way” è una ballad sui generis dall’amaro gusto gotico, destinata a movimentarsi grazie all’esortazione (“Arise!”) di un irrequieto J Mann, il quale apre a suo modo le danze dell’epica, elettrizzante, quasi indescrivibile “Destroy the world around me”, proseguita con passione da Jeffrey Nothing e condotta senza sforzi e forzature oltre gli otto minuti di durata. “Thirteen” è una traccia (ovviamente la tredicesima di “XIII” e, come tale, la conclusiva) strumentale che mescola con inquietante naturalezza un’aria da film western, risate di neonati (campionamento già ascoltato su “Kill tomorrow”), organi e fruscii di vecchi vinili, prima di fare spazio alla sorprendente, bellissima “Crazy”, cover della hit di Seal dei primi anni ’90, addizionata, aggiornata e personalizzata dal conclusivo magistrale sfogo rap di J Mann.
L’esordio ufficiale su major dei “Testa di fungo”, oltre a costituire una sorta di capolavoro minore apocrifo dei Faith No More, equivale ad una conferma della classe lapalissiana già assaporata sulla raccolta “XX”, il che è sufficiente a rendere delittuoso anche il solo pensare di sottovalutare l’enorme qualità nascosta dietro le maschere dei Mushroomhead…
L’esordio ufficiale su major dei “Testa di fungo”, oltre a costituire una sorta di capolavoro minore apocrifo dei Faith No More, equivale ad una conferma della classe lapalissiana già assaporata sulla raccolta “XX”, il che è sufficiente a rendere delittuoso anche il solo pensare di sottovalutare l’enorme qualità nascosta dietro le maschere dei Mushroomhead…
Silvio52
Voto: 8
Voto: 8
TRACKLIST:
01.Kill Tomorrow
02.Sun Doesn't Rise
03.Mother Machine Gun
04.Nowhere To Go
05.Becoming Cold (216)
06.One More Day
07.The Dream Is Over
08.The War Inside
09.Almost Gone
10.Eternal
11.Our Own Way
12.Destroy The World Around Me
13.Thirteen
01.Kill Tomorrow
02.Sun Doesn't Rise
03.Mother Machine Gun
04.Nowhere To Go
05.Becoming Cold (216)
06.One More Day
07.The Dream Is Over
08.The War Inside
09.Almost Gone
10.Eternal
11.Our Own Way
12.Destroy The World Around Me
13.Thirteen