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MACHINE HEAD
THROUGH THE ASHES OF EMPIRES
THROUGH THE ASHES OF EMPIRES
Due anni dopo l'ultimo disco "Supercharger", il quale non fu esattamente un album dal grande successo commerciale, torna sulla scena una di delle band più in vista dell'odierno thrash-metal contaminato ed innovato; "Through The Ashes Of Empires" è il quinto album per i Machine Head, come sempre guidati dal carismatico cantante Robb Flynn.
Questo nuovo disco potrebbe essere considerato un ritorno alle origini per la sua stretta parentela con lo stile del primo disco "Burn My Eyes", datato 1994; "Through The Ashes Of Empires" è allo stesso modo un concentrato di energia e ferocia incentrata su 50 minuti divisi in dieci canzoni caratterizzate da un sound composto da pesanti riff di chitarra e la potente voce del già citato Flynn, tornato in grande forma, mischiati ad alcune nuove sperimentazioni, andando così a creare un buon equilibrio tra il nuovo e il vecchio, sebbene sia quest'ultimo a risaltare maggiormente. La svolta rispetto a "Supercharger" è dovuta al cambiamento di chitarrista visto il passaggio da Ahrue Luster a Phil Demmel, decisamente più orientato verso una mentalità puramente metal.
La traccia di apertura "Imperium" è all'altezza delle migliori produzioni, paragonabile a precedenti realizzazioni come "Take My Scars" e "I’m Your God", anche se personalmente reputo la seconda canzone "Bite The Bullet" la migliore del disco.
"Descend The Shades Of Night", traccia di chiusura, rappresenta l'altro miglior capitolo di un album nel quale l'hip-hop e la ricerca della melodia palesata nelle precedenti produzioni sono state messe da parte per favorire una rabbia rinnovata e intraprendere nuovamente la direzione più tipicamente metal con meno spazio per il "nu"; in pratica un devastante viaggio sonoro che solo ascoltatori con orecchie ben allenate e provenienti da lidi musicali più hard potranno portare a termine senza dare segni di affaticamento.
Questo nuovo disco potrebbe essere considerato un ritorno alle origini per la sua stretta parentela con lo stile del primo disco "Burn My Eyes", datato 1994; "Through The Ashes Of Empires" è allo stesso modo un concentrato di energia e ferocia incentrata su 50 minuti divisi in dieci canzoni caratterizzate da un sound composto da pesanti riff di chitarra e la potente voce del già citato Flynn, tornato in grande forma, mischiati ad alcune nuove sperimentazioni, andando così a creare un buon equilibrio tra il nuovo e il vecchio, sebbene sia quest'ultimo a risaltare maggiormente. La svolta rispetto a "Supercharger" è dovuta al cambiamento di chitarrista visto il passaggio da Ahrue Luster a Phil Demmel, decisamente più orientato verso una mentalità puramente metal.
La traccia di apertura "Imperium" è all'altezza delle migliori produzioni, paragonabile a precedenti realizzazioni come "Take My Scars" e "I’m Your God", anche se personalmente reputo la seconda canzone "Bite The Bullet" la migliore del disco.
"Descend The Shades Of Night", traccia di chiusura, rappresenta l'altro miglior capitolo di un album nel quale l'hip-hop e la ricerca della melodia palesata nelle precedenti produzioni sono state messe da parte per favorire una rabbia rinnovata e intraprendere nuovamente la direzione più tipicamente metal con meno spazio per il "nu"; in pratica un devastante viaggio sonoro che solo ascoltatori con orecchie ben allenate e provenienti da lidi musicali più hard potranno portare a termine senza dare segni di affaticamento.
Tempo
Voto: 7
Voto: 7
TRACKLIST:
1. Imperium
2. Bite The Bullet
3. Left Unfinished
4. Elegy
5. In The Presence Of My Enemies
6. Days Turn Blue To Gray
7. Vim
8. All Falls Down
9. Wipe The Tears
10. Descend The Shades Of Night
1. Imperium
2. Bite The Bullet
3. Left Unfinished
4. Elegy
5. In The Presence Of My Enemies
6. Days Turn Blue To Gray
7. Vim
8. All Falls Down
9. Wipe The Tears
10. Descend The Shades Of Night