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DREDG
CATCH WITHOUT ARMS
Fascino. Le composizioni musicali dei Dredg appaiono capaci di suscitare un fascino portentoso, uno charme imperscrutabile suggerito dalla grazia di uno stile tortuoso e originale ed avvalorato da un’inclassificabilità che ha generato animati dibattiti e curiosi equivoci (dapprima fatti confluire nel calderone del nu-metal, ovvie obiezioni li hanno poi posti in una nicchia privatissima).
Arduo definire e descrivere i primi due lavori della formazione californiana: “Leitmotif” e – soprattutto – “El cielo” seducono, oltre che per la caratura pressoché sublime, per l’ineffabilità e la sfuggevolezza con cui si sottraggono alle catalogazioni; la figura mitica e barocca del “concept album” si libra su spazi aperti in cui il rock si interseca sfumatamente con il jazz ed una visione personalisillima ed opinabile del post-hardcore incespica armoniosamente con gli insegnamenti “progressisti” di Genesis e Pink Floyd…
A tre anni dal precedente, prodigioso, album, è lecito attendersi di ritrovare i Dredg nella fatata stratosfera di “El cielo”, oppure sarà necessario constatare un ridimensionamento dettato dall’effetto della “forza di gravità” o da altri similari ed indecifrabili fenomeni…?
“Catch without arms” è prodotto da Terry Date ed è articolato in due differenti “prospettive” (“Perspective I” comprende le prime sette canzoni, mentre “Perspective II” racchiude le successive cinque tracce, escludendo la bonus-track “Uplifting news”): più che di una scelta strutturale si tratta di una trascurabile minuzia che sfigura dinnanzi alla partizione in movimenti del pur acerbo “Leitmotif” ed agli interludi sperimentali (i vari “Brushstroke”) di “El cielo”. Alle creazioni arzigogolate del precedente disco vengono dunque sostanzialmente preferite mosse più semplici e dirette ma spesso non altrettanto dotate del medesimo effetto strabiliante: è facile scoprire gli U2 – padri del moderno rock di largo consumo – più freschi e primordiali fra le muse ispiratrici di “Ode to the sun” (uno dei pezzi migliori e più rock del cd, che incorpora anche una goccia di At The Drive-In) e della serenità della languida ballad “Matroshka (The ornament)”. Emblematico della forse fin troppo chiara accessibilità di “Catch without arms” è il primo singolo “Bug eyes”, che suona oltremodo lineare ed armonioso (stile Coldplay?) per stupire più del dovuto; la summenzionata falsariga melodica viene sviluppata in modo analogo anche dalla trasognata “Planting seeds”, dal sentore soft-deftonesiano di “Not that simple”, dalla radiosa “Spitshine” (quasi pop-punk, ritmo e chitarre a parte…) e dalla più malinconica ed uggiosa “Jamais vu”: nonostante l’innegabile bontà degli arrangiamenti e dell’esecuzione e la forte tensione emotiva comunicata dalla pur monocorde voce di Gavin Hayes, i suddetti momenti scivolano leggeri, deficitando vistosamente di particolare richiamo oltre che di carattere. Maggiore smalto e grinta vengono però sfoggiate da “Hung over on a Tuesday”, “The tanbark is hot lava” e dalla traccia bonus (in tutte affiora una certa componente “core”, velatamente “emo”, timorosamente “hard”…), episodi che piacciono e che galvanizzano un disco altrimenti flemmatico, ma che non riescono a far gridare al miracolo. “Sang real”, “Zebraskin” e “Catch without arms”, per contro, paiono meno dogmatiche e suscitano pertanto maggiore attrattiva: la prima pone una chitarra country ed un soave pianoforte su una base ritmica quasi drum’n’bass, la seconda è una sorpresa funky-r&b alla Fun Lovin’ Criminals (o alla Incubus…) mentre l’ottima title-track aggrega in maniera coraggiosa e magistrale Beatles, Elton John e Radiohead.
Facile apprezzare l’alta qualità della sfilata di canzoni di questo “Catch without arms”; appare più difficile risultare considerevolmente e durevolmente abbagliati dal risultato globale, in quanto si ha l’impressione che i Dredg abbiano deviato il loro personalissimo stile dagli invisibili e seducenti schizzi dell’“art-rock” agli schemi più precisati, agibili ed aridi del “pop-rock”… manovra assassina nei confronti del fascino derivante dal loro precedente status di unicità ed indefinibilità di genere.
Silvio52
Voto: 7
TRACKLIST:

1. Ode To The Sun
2. Bug Eyes
3. Catch Without Arms
4. Not That Simple
5. Zebraskin
6. The Tanbark Is Hot Lava
7. Sang Real
8. Planting Seeds
9. Spitshine
10. Jamais Vu
11. Hung Over On A Tuesday
12. Matroshka (The Ornament)
13. Uplifting News