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WHAT IT IS TO BURN
Nel marzo 2002 esce “What It Is To Burn” primo full-lenght dei Finch, promettente band della scuderia Drive-Thru; etichettare questo gruppo semplicemente con l’amato/disprezzato epiteto “emo-core” è onestamente riduttivo, poiché i Finch con questa nuova produzione portano una ventata di freschezza nel calderone emo, andando ad intersecare tra loro vari sottogeneri quali per esempio emo-core, screamo, pop-punk e pure un pizzico di hardcore, grazie anche alla collaborazione con Daryl Palumbo; il leader degli ottimi Glassjaw infatti marca presenza in ben due pezzi, ossìa “Grey Matter” e la schizofrenica “Project Mayhem”, dove specialmente in quest’ultima i Finch lasciano trasparire il proprio lato folle, riuscendo a creare un’atmosfera quasi claustrofobica caratterizzata da un’incessante martellìo di batteria unitamente alle due chitarre - le quali elaborano riff ripetitivi al punto di risultare quasi fastidiosi - ed alla parte vocale di un Nate Barcalow in piena agonìa.
La direzione intrapresa dalla band è evidente sin dal primo brano “New Beginnings”, nella quale passaggi melodici vengono sapientemente miscelati a bridge decisamente più ruvidi ed energici; tutto questo è reso possibile soprattutto grazie alla straordinaria prova del già citato cantante Nate Barcalow, la cui prestazione propala un’ammirevole talento sia nel cantato melodico sia nei segmenti in screaming, seguito a ruota da una edificante sezione ritmica addomesticata dall’ottima tecnica dei due chitarristi. Il secondo brano tratto da questo album, “Letters To You”, è diventato un vero e proprio anthem per i kids amanti del genere, potendo inoltre contare su un testo molto emo-tivo congiuntamente ad un ritornello accattivante (“I Miss You, I Miss You”) davanti al quale ardua è l’impresa di resistere alla tentazione di cantare; si prosegue con “Post Script”, altra ottima traccia basata sulla commistione tra melodia e screaming sulla falsariga delle precedenti, e con “Grey Matter” la quale, dopo un ingannevole arpeggio pulito di chitarra che potrebbe lasciar presagire un incedere più soft, sbatte in faccia all’ascoltatore tutta la rabbia delle voci intrecciate di Barcalow e Palumbo; il ritmo rimane sostenuto anche nelle successive “Perfection Through Silence”, a mio parere annoverabile tra le punte di diamante del disco e nella quale si fanno spazio venature marcatamente emo-core, e “Awake”, traccia nel cui finale la band opta per un’ulteriore accentuazione dell’intensità del sound.
Arriva anche il turno dei sospiri amorosi, che vengono estrinsecati in “Without You Here” la quale - sebbene indiscutibilmente godibile - è probabilmente la canzone più anonima del disco, e nella successiva “Stay With Me”; il viaggio sonoro alla scoperta di quest’album continua con “Project Mayhem” e con “Untitled”, il cui dna emo-punk innesca un veemente finale grazie all’esplosivo screaming di Barcalow trascinando con sé “Three Simple Words”, una cavalcata incline al punk-hc verosimilmente considerabile miglior traccia del lotto grazie a parti in screaming incrociate e in cui risuona più volte in maniera ossessiva l’espressione “With my hands around your neck, who will stop me now?!”.
La malinconìa espressa dall’eccessivamente prolissa “Ender” non fa altro che enfatizzare l’effetto bomba della title-track “What It Is To Burn”, ultimo adrenalinico episodio assurto ad epilogo di un full-length esemplare che si candida a pietra miliare del genere regalando al marchio Finch un posto tra i capiclasse dell’emo e derivati, in grado per di più di colpire perfino i non-appassionati di questo panorama musicale. Consigliato.
Voto: 8
1. New Beginnings
2. Letter To You
3. Post Script
4. Grey Matter
5. Perfection Through Silence
6. Awake
7. Without You Here
8. Stay With Me
9. Project Mayhem
10. Untitled
11. Three Simple Words
12. Ender
13. What It Is to Burn