Tornano i Mudvayne con il solito carico di potenza e violenza sonora. Cambiano look (andate a vedere le foto sul loro sito) e sfornano uno tra i migliori album dell'anno. Si parte con "Silenced" e subito sembra di essere investiti da un camion. "Trapped in the wake of a dream" mette subito in mostra gli enormi miglioramenti del gruppo nella costruzione di trame sonore efficaci; da sottolineare la chiusura di questa canzone, veramente devastante. "Not falling" è il singolone di turno e ha tutto il merito di esserlo: grande prova di Chud alla voce e solito martellante ritornello. "(Per)version of a truth" è uno dei brani più melodici, mentre "Mercy, severity" evidenzia la straordinaria sezione ritmica del gruppo. Ma la sorpresa più grande si ha con "World so cold" in cui una chitarra acustica e un piano in lontananza accompagna la voce nella strofa per poi evolversi in uno splendido ritornello. "The patient mental" è un classico pezzo nu-metal, mentre "Skrying" è forse l'unico episodio debole dell'album per via di un ritornello alla lunga irritante. Torna il camion di prima in "Solve et coagula", mentre è da apprezzare lo splendido cambio di tempo che caratterizza "Shadow of a man". Si chiude col pezzo che da il titolo all'album, tipico pezzo Mudvayne, e con "A key to nothing" in cui una chitarra noise si intreccia con l'ennesimo grande giro di basso.
"The end of all things to come" è un disco nu-metal bellissimo, che ha all'interno delle grandi idee e una perizia tecnica non indifferente; tutto ciò porta i Mudvayne nell'Olimpo crossover a fianco a gente del calibro di Deftones e System of a down.