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LANTERNS
Alcuni anno fa, lessi il parere di una rivista specializzata su una band, di cui ho perso memoria, che credo calzi a pennello con la definizione che ho in testa per i 36 Crazysits.
In quell'articolo si usava un paragone calcistico per suddividere le band fra quelle che lottano per lo scudetto, quelle che lottano per entrare in "Champions League" e quelle che le vedi nelle prime 6-7 posizioni e si qualificano sempre almeno in Europa.
Ecco, mi piace pensare ai 36 Crazyfists come ad una band da "Europa League".
La band nativa dell'Alaska è ormai sulla scena da oltre un ventennio (e di questo bisogna renderne un gran merito) e nella sua storia ha saputo dimostrare di essere una buona band, che fa il suo compito, capace di sfornare discreti album, probabilmente senza eccellere e senza tanti stravolgimenti al proprio sound metalcore a cui è rimasta sempre fedele.
Cosa dire quindi di questo "Lanterns", album numero sette del quartetto Nord Americano?
L'opener "Death Eater" è un aggressione sonora in puro stile 36 Crazyfists, in cui il frontman Brock Lidow affianca growl e scream ad un cantato melodico sempre molto efficace.
"Better to Burn" è, a mio avviso uno dei pezzi più riusciti dell'album, un brano bello tirato, con un ampio groove. Si sente il lavoro del chitarrista Steve Holt, autore di una performance eccellente sull'album, il quale ha avuto anche un ruolo importante nel processo creativo come autore del mixing e produttore dello stesso disco.
L'acustica "Where Revenge Ends" è caratterizzata principalmente dalla voce baritona di Lidow che si muove in territori grunge e funge da tregua prima che l'intensità ritorni con "Sleepsick". La seconda parte dell'album scorre via in maniera un pò anonima, senza brani che spicchino particolarmente: "Below the Graves" strizza l'occhio ai Pantera, mentre in chiusura "Dark Corners" è una ballad intima, a cui la band già in passato ci ha abituato.
"Lanterns" non sarà il miglior album dei 36 Crazyfists, ma rimane comunque un discreto disco. Contiene riff potenti e buone performance vocali, trasmette emozioni selvagge e sincere, sicuramente i fan della band lo apprezzeranno. Il genere ha già passato il suo periodo di maggior splendore e questo album non contribuirà certamente alla sua evoluzione; band come queste servono almeno per mantenerlo vivo.
Anche per quest'anno l'obiettivo "Europa League" è stato centrato.
01. Death Eater
02. Wars To Walk Away From
03. Better To Burn
04. Damaged Under Sun
05. Sea And Smoke
06. Where Revenge Ends
07. Sleepsick
08. Bandage For Promise
09. Laying Hands
10. Below The Graves
11. Old Gold
12. Dark Corners