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VOLITION
Riuscire ad affermarsi non piegandosi alle mode è stata in tutti questi anni, anche in virtù dei risultati, una formula vincente quindi “chapeau!!”.
Con molta tenacia i Nostri hanno mantenuto fede all’evoluzione tecnica del loro personalissimo linguaggio, difendendo il talento e una visionaria creatività, assolutamente fuori dal comune.
Oggi sforzarsi di definirli nel panorama del metal contemporaneo, sarebbe riduttivo se non banale. Potremmo, invece, parlare di tutte le influenze, dalle più “old” alle più moderne che hanno influito nella loro crescita stilistica, ma sarebbe troppo semplificativo, e mi ridurrei a scrivere di altri, tralasciando quello che realmente a noi interessa ovvero “Volition” .
Undici tracce, piene di novità, per riscrivere con questo nuovo episodio la mentalità “PTH”.
Il primo cambiamento è la presenza dietro le pelli di Chris Adler, batterista dei Lamb Of God, che in termini di line–up rappresenta il primo cambio di formazione, quindi nulla da temere perché Chris è una garanzia. Attenzione però, tutto ciò sarà una breve parentesi finalizzata alle sole registrazioni in studio; infatti la band ha già arruolato tra le proprie fila Mike Ieradi dei The Kindred.
Se i precedenti album hanno portato sempre importanti cambiamenti sia interpretativi sia di sound, in “Volition” non ci sono stravolgimenti rispetto al tanto elogiato “Scurrilous”.
Se nelle precedenti occasioni ad esser venerate sono state proprio le indiscutibili qualità tecniche del trio Hoskin-Millar e Mirabdolbaghi, a questo giro di boa le sempre articolatissime trame musicali hanno ceduto il passo all’unica scelta ancora oggi possibile: enfatizzare il super-talentuoso cantante, il quale a mio modesto parere ha scritto le cose più interessant, incidendo in “Volition” il suo personale cammeo.
Infatti, su brani più scorrevoli le già note doti canore di Rody Walker rubano la scena attrezzando melodie shock e attirando su di sè e sulla sua voce l’attenzione dei 54:07 minuti di “Volition”, per versatilità, tecnica e forza.
Che questo sia un album al servizio del Nostro Rody lo dimostra la struttura dei brani, più fluidi e profondi. La scelta di offrire un maggior spazio creativo da cui poter prendere il volo è stato funzionale all’intero album.
Dopo questa prova maiuscola sarà difficile negare la sua attitudine al bel canto, ovviamente nella sua personalissima versione fottutamente cool.
In conclusione a quanto detto sopra, migliorato il song-writing i brani scorrono meravigliosamente e la scelta di estremizzare la velocità degli stessi, rendendoli ancor più incredibili, mi porta a una riflessione empirica di questo progetto: “Nessuno come loro”.
01. Clarity
02. Drum-Head Trial
03. Tilting Against Windmills
04. Without Prejudice
05. Yellow Teeth
06. Plato’s Tripartite
07. A Life Embossed
08. Mist
09. Underbite
10. Animal Bones
11. Skies