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THE DIVINITY OF PURPOSE
Da ormai due o tre annate gli Hatebreed hanno superato il loro apice massimo di successo e notorietà e dopo le sperimentazioni di "For The Lions", "Hatebreed" e l'album solista del frontman Jamey Jasta la band ha deciso di anticipare il possibile periodo di flessione tornando alle proprie radici hardcore metal per non scontentare i propri fan di vecchia data, quelli che li seguivano anche nella seconda metà degli anni novanta quando il metal core non era ancora diventato un fenomeno da baraccone come nel decennio successivo. Dall'estratto di queste radici nasce "The Divinity Of Purpose", un album di genuino hard core, che non sbalordisce per originalità ma mostra comunque una band ancora affiatata ed in grado di sopravvivere allo spegnersi delle recenti mode. Spazio quindi al ben noto screamo di Jasta che sprizza rabbia da tutti i pori supportato dagli immancabili riff metal, dalle accellerate punk, dalle parti mosh già belle e confezionate per i live set e dai chorus tipici del genere, è un pò come se la band avesse ripreso il discorso lasciato con "The Rise Of Brutality" e "Supremacy". Le recenti divagazioni melodiche soliste di Jamey trovano una piccola parentesi nel ritornello di "Nothing Scars Me" ma niente che possa intaccare la compattezza di un album che pare l'ennesimo della band pronto a garantire dei live infuocati. Gli Hatebreed confermano di essere un pilastro del movimento hard core e che avere delle solide fondamenta aiuta a superare la prova del tempo!
Voto: 7
1-put it to the torch
2-honor never dies
3-own your world
4-the language
5-before the fight ends you
6-indivisible
7-dead man breathing
8-the divinity of purpose
9-nothing scars me
10-bitter truth
11-boundless (time to murder it)
12-idolized and villified