Scrivere la recensione di un disco dei NOFX nel 2012 ha senso relativamente. Chi sa di chi stiamo parlando sa anche esattamente come suona questo disco senza il bisogno di sentirlo. Chi non sa chi siano o come suonino i NOFX, oltre ad essere una brutta persona, non credo sia in nessun caso interessato a quanto sto scrivendo. Quindi no, non c’è un vero motivo per scrivere del nuovo disco dei NOFX, se non il fatto che stiamo parlando dei NOFX e che un minimo di riconoscenza, almeno il sottoscritto, gliela deve.
Nuovo disco quindi, “Self Entitled”, e come detto nuovo giro della solita ben oliata giostra. Tirar fuori evidenti differenze rispetto al passato e [SPOILER] al futuro [/SPOILER] è complicato, ma qualcosa possiamo dire. Non c’è la tromba di Hefe. Era già successo in altri album, ma non è una consuetudine e quindi la si può sottolineare. Niente ska, reggae o affini, di conseguenza, e così il tutto ha un tiro forse più diretto del solito. Sfumature.
Parlando a titolo strettamente personale,  ovvero col gusto di uno che se decide di ascoltare i NOFX non prende in mano nulla di quel che è uscito dopo il 2000 perché, semplicemente, non ne ha bisogno, questo nuovo lavoro mi è piaciuto più del precedente “Coaster”. Dovessi inserirlo in un’ipotetica scala gerarchica, lo metterei sopra anche a “War on Errorism”, a giocarsela con “Wolves” e “Pump up the valuum”. Ha dei pezzi onestissimi come “I, Fatty”, “I’ve got one jealous again, again” e  “72 Hookers” e pezzi abbastanza brutti come “I belive in goddes” e “Secret society”. Quando ho sentito “She didn’t lose her baby” ho pensato fosse un pezzo dei No Use for a Name e pur essendo stato scritto prima succedesse la tragedia che è successa, sentirlo mi ha fatto uno strano effetto.
Fine, non c’è davvero nient’altro da dire. Dodici pezzi, neanche mezz’ora, di NOFX. Vi basta? A me sì.