Io lo so cosa pensate quando leggete una recensione. Pensate che non ci vuole niente a scrivere mezza paginetta su un disco. Beh, vi sbagliate. Prendiamo questo “The golden age”, quarto (!!!) studio album degli inglesi Your Demise.
Questo è un disco HC di nuova generazione: tendenzialmente ben suonato, superprodotto, a tratti divertente,  tirato quanto basta e con le ormai consuete sbandate nel pop-punk più frivolo che danno un po’ di respiro alla manovra e lasciano più di qualche dubbio sulla genuinità del progetto. Tutto chiaro credo, un disco come ormai ne escono millemila. Ora me lo spiegate, voi che pensate sia facile, come ce la riempio mezza pagina parlando di sta roba? Non lo sapete? Ve lo dico io. Allungo il brodo prendendomi qualche riga per farvi capire se siete potenzialmente interessati ad ascoltare un disco come questo. Vi piacciono gli A Day to Remember? Avete inspiegabilmente bisogno di un nuovo disco di pro-tools core® per completare la vostra collezione? Dalla descrizione fatta sopra vi sembra si tratti della nuova frontiera della musica pesante/alternative? Siete stati in coma/ibernati/costretti su di un’isola deserta negli ultimi quindici anni e volete scoprire che cosa è successo a gran parte dell’hardcore durante la vostra assenza? Siete fan degli Your Demise? Volete uscire con una, fargli credere che ascoltate musica veramente pesa, ma nello stesso tempo non farla scappare dalla macchina come farebbe se vi presentaste coi Converge? Ecco, se avete collezionato un po’ di sì alle domande precedenti un ascolto a questo disco dovreste darlo e magari scoprire che vi piace.
Per quanto mi riguarda, un disco veramente superfluo. Non necessariamente brutto. Alcuni passaggi, soprattutto quelli più melodici (che risultano per forza di cose gli unici credibili), si lasciano ascoltare volentieri. Nel 2012, tuttavia, non trovo veramente una sola ragione per mettermi in cuffia un disco così.