La vita degli MxPx è passata attraverso diverse fasi. Ci son stati gli esordi, folgoranti, del pop-punk ultraveloce. Poi c’è stato il tentativo con le major, l’età dei compromessi, quella in cui si alza il piede dall’acceleratore e si cerca di vendere più dischi. E poi si è arrivati al punto in cui siamo oggi. Gli MxPx non sono più neanche una vera e propria band. Due dei tre membri hanno una vita e una famiglia cui non si sentono di rinunciare e quindi in tour Mike ci deve andare da solo, alternando set acustici a tour supportati da strumentisti chiamati “MxPx all-star”. In questa situazione, cinque anni dopo l’uscita di “Secret weapon”, gli MxPx rientrano in studio e registrano questo disco che è una bomba clamorosa perché non ha pretese, non ha velleità e non ha nemmeno uno scopo. E’ solo la voglia di tre musicisti di ritrovarsi e incidere cosa siano per loro gli MxPx, senza neanche l’ombra di un compromesso. Possono permetterselo, possono farlo e possono ampiamente ignorare i risvolti che questa cosa avrà per gli altri. “Nothing’s gonna change”, loro resteranno una non-band e le vite di tutti andranno avanti come prima. E’ un regalo, a loro stessi in primis e a chi negli anni li ha seguiti. Tredici tracce di pop-punk ultraveloce con le ritmiche serrate degli esordi, la produzione degli anni del “successo” e le melodie killer di sempre. E basta. Qui non ci sarebbe neanche da scrivere una recensione. Ci sarebbe da ringraziarli, e basta, e fermarsi un secondo a riflettere sul fatto che un disco così, per quanto ci abbiano provato in tantissimi negli anni, lo sanno scrivere in pochi.