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OPHELIA
Gli Invasi sono una band proveniente da Pesaro che sin da subito mette in chiaro le cose: suonano grunge rock. Punto e basta. Non c'è bisogno di scervellarsi cercando di affibbiare etichette su etichette come di moda oggi, inventandosi spesso nomignoli per i più disparati generi. Ci hanno già pensato loro stessi. Se poi questo sia un bene o un male, oppure veritiero o non veritiero lo giudicheremo dopo l'ascolto.
Dalle prime note vengono subito a galla somiglianze con gli Incubus di Brandon Boyd, in particolar modo per quanto riguarda ritmiche e soprattutto timbro vocale; il tutto viene poi un po' "sporcato" con riferimenti che non possono non portare alla mente i Pearl Jam, tentando così di tener fede all'autodefinizione "grunge rock" di cui sopra.
In un EP bisogna in un certo senso sparare le proprie cartucce in pochi brani per dimostrare tutto il proprio talento: la partenza non è male, poichè "Tradendo Me" è un brano che colpisce sin da subito grazie specialmente al buon connubio tra musica e testo. Peccato però che la successiva "Ed il cuore immagina" risulti invece un po' deludente, poichè le sensazioni di inquietudine, tormento e di questioni irrisolte espresse nei testi non coincidono con le sonorità proposte, che paiono quasi plagiare gli ultimi Verdena scimmiottando al contempo la voce del sopracitato Brandon Boyd. Questa formula si ripercuote poi anche nella successiva "Quale nome vuoi", che ancora una volta si pone troppo simile alle sonorità degli Incubus.
E qui ritorniamo al punto di partenza: è stata giusta la mossa di autodefinirsi "grunge rock"? Dal mio punto di vista direi senz'altro no: troppa, troppa, troppa somiglianza con i pluricitati Incubus, che di grunge hanno ben poco.
1. Tradendo me
2. Ed il cuore immagina
3. Quale nome vuoi
4. Ed il cuore immagina (orchestral version)