Il tredicesimo capitolo della strepitosa carriera dei Megadeth è un confortante segnale della seconda giovinezza che la band californiana sta vivendo in questo momento.
A differenza del precedente "Endgame", lavoro per lo più basato sulla velocità e sul rincorrersi vorticoso delle due chitarre, il nuovo disco cambia decisamente coordinate a partire da un sound più naturale e vicino allo spirito della band, con grande merito a Johnny K per aver rimediato agli "eccessi" di Andy Sneap.
"Th1rt3en" è l'altra anima dei Megadeth, quella più rock per intenderci, dove rock non significa affatto più mosci: le canzoni sono al contrario di grande impatto, forse meno articolate ma piene di quell'energia spontanea e viscerale facilmente percepibile dall'ascolto di pezzi come "Whose life (is it anyway?)" o ad esempio "Fast lane". Dave Mustaine pare particolarmente ispirato anche alla voce nonostante le pessime performance degli ultimi live, mettendo invece in mostra un buono stato di grazia.
Stranamente gli episodi leggermente più sottotono sono proprio le due canzoni in apertura "Sudden death" e "Public enemy no.1", quando invece ci si sarebbe aspettati la grinta di "Never dead", gran bel pezzo tirato e forse l'unico di matrice propriamente heavy metal.
In definitiva parliamo di un disco molto valido che però nulla aggiunge alla carriera dei Megadeth pur confermandone il buon livello compositivo, suonando esattamente come dovrebbe un qualsiasi disco ci si aspetti da una band di grande spessore ma da sempre ancorata in una precisa direzione musicale.