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RADIOSURGERY
L’appunto più grosso che si possa fare ai New Found Glory e di riflesso a questo loro nuovo album è che ogni loro uscita ci pone immancabilmente al cospetto della medesima formula: immutabile pop-punk ipermelodico e iperorecchiabile. Si potrebbe quindi facilmente usare questo aspetto per colpire duro e sottolineare l’incapacità di evolversi che perdura da quattordici anni e che probabilmente si fonda sulle non proprio eccelse doti creative dei cinque ragazzi in questione. Potrei farlo senza problemi, credo, visto che ancora non ci sono leggi che mi impongano di dare spazio ad una possibilissima replica dei New Found Glory del tipo: “non è vero niente, i nostri dischi son tutti diversi, noi siamo i musicisti più creativi ed innovativi in circolazione e Manq semplicemente non capisce nulla di musica”.
Però, se per un secondo proviamo ad andare oltre l’aspetto sonoro del disco e guardiamo al concept in cui questo è inserito, ci troviamo di fronte ad un gruppo che per lanciare il presente “Radiosurgery” porta in giro un tour chiamato “Pop-punk never dies” e a quel punto ci rendiamo conto che a ripetersi ad oltranza è in realtà il vivo desiderio di restare fedeli alla linea e che nel suonare sempre uguali disco dopo disco i New Found Glory identificano il loro punto di maggior forza. In virtù di questo siamo costretti a cambiare il nostro metro di valutazione e volendo stroncare o promuovere il lavoro ci troviamo costretti a sorvolare sul suo essere “sempre la solita solfa”.
Io, di conseguenza, questo “Radiosurgery” lo stronco pesantemente per due ragioni che non hanno nulla a che fare con quanto detto sin ora: la prima è che esce in un momento sbagliato e la seconda, ben più grave, è che dentro non ci sono i pezzi. Che poi son le ragioni per cui mesi fa ho invece promosso l’ultimo disco dei Simple Plan, gente che ai NFG può al massimo accordare gli strumenti.
Andiamo a motivare. C’è solo una stagione dell’anno in cui uno ha voglia di ascoltare pop-punk ed è l’estate, perchè d’estate c’è il sole e un po’ di leggerezza sonora non guasta e anzi si lascia apprezzare. Uscirsene ad autunno inoltrato con un disco di questo tipo vuol dire mancanza di tempismo, vuol dire non poter fare da colonna sonora alle feste in spiaggia o in piscina e quindi vuol dire togliere al disco la metà buona della sua utilità. La pecca più grande però è che mancano proprio i singoli. Quelle canzoni che le senti una volta, ti si incollano in testa e ti ritrovi a cantare ovunque. Quei pezzi tipo “Dressed to kill”, “My friend over you”, “Catalyst” e via dicendo che da sempre erano il fiore all’occhiello della produzione New Found Glory e che permettevano alla band di aprire per gruppi tipo i Green Day, di fronte a vasta maggioranza di persone ignare, senza farsi prendere a sassate. Bastava un ascolto ed era amore. In questo nuovo album tolta forse “Aim, ready, fire” che prova a salvarsi, le altre tracce sono puro anonimato. Ora, non so quanti di voi concedano ascolti approfonditi a dischi di questo tipo, ma il pubblico che conosco io di solito da loro una, massimo due possibilità e se non si prende bene da subito, se non gli si inchioda in testa all’istante, semplicemente non lo ascolta più. Mai più.
Ecco perché, secondo me, questo “Radiosurgery” è semplicemente un disco sbagliato, che nulla aggiunge e poco toglie ad una band che sarà prontissima a riprovarci la prossima volta, magari con un po’ più di impegno ed un pizzico in più di tempismo. In fin dei conti nessuno può sollevare dubbi sull’abilità dei New Found Glory nel suonare questo genere. Le prove a referto son troppo evidenti e ci impongono di assolverli nonostante questo passo falso. Almeno per ora.
Voto: 4
1. "Radiosurgery"
2. "Anthem for the Unwanted"
3. "Drill It in My Brain"
4. "I'm Not the One"
5. "Ready, Aim, Fire!"
6. "Dumped"
7. "Summer Fling, Don't Mean a Thing"
8. "Caught in the Act" (featuring Bethany Cosentino)
9. "Memories and Battle Scars"
10. "Trainwreck"
11. "Map of Your Body"