Dal 6 ottobre riparte GROOVE BOX
su Radio Lupo Solitario 90,7 FM!
La trasmissione andrà in onda ogni Giovedi dalle 20 alle 21!
La trasmissione andrà in onda ogni Giovedi dalle 20 alle 21!
Per contattarci in diretta:
sms: (+39) 334 2247977
E-mail: onair@radiolupo.it
sms: (+39) 334 2247977
E-mail: onair@radiolupo.it
BLINK 182
NEIGHBORHOODS
NEIGHBORHOODS
Tempo fa scrissi un pezzo per la release di “Up all night”, preview di questo attesissimo e con ogni probabilità super discusso disco post reunion dei Blink 182. Il pezzo iniziava così: “Uno dei momenti più attesi e temuti dal sottoscritto è arrivato.”. Sbagliavo, ovviamente, perché quel momento è arrivato solo oggi quando ho potuto ascoltare tutto il disco. E riascoltarlo ancora e ancora, perché per me valutare questo “Neighborhoods” va oltre la volontà di dare un quadro veritiero dell’opera. Qui è proprio una cosa personale e quindi volevo essere sicuro di scrivere qualcosa di cui non mi sarei pentito.
Iniziamo quindi subito a descriverlo, questo album. Già al primo ascolto chiunque abbia un po’ di familiarità con la band e soprattutto con tutti i vari progetti paralleli che da questa sono nati, non può evitare di notare come il suono rimandi molto più a questi ultimi, che non ai Blink 182 veri e propri. E non parlo solo dei primi album, perché che non ci saremmo trovati di fronte ad un disco punk-rock credo fosse più che ovvio a tutti, ma anche ai Blink 182 ultimo corso, quelli del self-titled album e della svolta matura. Qui siamo in altri territori, con atmosfere che per gran parte del disco oscillano tra BoxCarRacers e Angels&Airwaves. L’impressione quindi è di un’opera quasi completamente nelle mani di DeLonge che si prende anche la gran parte delle parti vocali, lasciando la viva impressione di una maxi marchetta pagata essenzialmente da Mark per poter riformare la band. Per chi conosce il gruppo e tutto quello che ha prodotto negli anni, è facile riconoscere le parti scritte o pensate dall’uno o dall’altro frontman e quelle di Hoppus sono marginali, relegate a qualche ritornello sparso come in “Up all night” o in “Natives” oppure condensate una traccia-manifesto intitolata “MH 18.4.2011”.
Insomma, il succo è che Tom se n’era andato perché non si sentiva rappresentato e così, per riaverlo, gli hanno dato essenzialmente carta bianca. Ecco così spiegate tracce come “Ghost on the dance floor” e “After Midnight” o l’orribile “Love is dangerous”, pezzi che non ci fosse stata la reunion avremmo trovato uguali identici nel prossimo album AVA). E Travis, in tutto questo, che ruolo ha? Semplice: fare sfoggio di se. Il valore aggiunto dato dalla sua mano ai pezzi è nullo, non perché non dia sfogo alle sue arcinote abilità, ma perché queste non sono mai utili alla canzone. I suoi interludi (o come diavolo si chiamano in gergo tecnico) sembrano spot pubblicitari a se stesso e, dopo anni, iniziano decisamente a stancare. Poi c’è sicuramente chi apprezza, per carità (c’è anche chi ascolta i Dream Theater...) ma per me suonare vuol dire altro.
L’ultima nota che voglio menzionare è la furbizia con cui questo disco è stato realizzato. In maniera molto astuta nel disco vengono infatti piazzati riff, melodie e persino qualche ritmica veloce che va ben oltre lo strizzare l’occhio ai Blink delle origini. Questi episodi però, oltre a suonare veramente artificiosi, paiono più un tentativo di volersi auto-citare e di “accontentare” anche i fan di vecchio corso che non la reale espressione della loro idea di musica.
L’opinione che mi sono fatto in conclusione è che questo “Neighborhoods” è un disco fatto e pensato a tavolino, espressione di una band che non è più una band da troppo tempo. Travis e soprattutto Tom mostrano il loro ego spropositato e Mark fa un mezzo passo indietro giusto per tirar le fila del progetto e tenerlo insieme. Artisticamente e qualitativamente parlando secondo me questo disco resta comunque sotto al precedente “self titled”, che pur non facendosi apprezzare da chi scrive dava quantomeno l’impressione di un disco scritto da una band e non di idee mischiate assieme per accontentare tutti.
Se si ha una buona predisposizione allo stile di DeLonge lo si può benissimo apprezzare. I gusti son gusti e non si discutono. Come detto, c’è anche chi apprezza i Dream Theater…
Iniziamo quindi subito a descriverlo, questo album. Già al primo ascolto chiunque abbia un po’ di familiarità con la band e soprattutto con tutti i vari progetti paralleli che da questa sono nati, non può evitare di notare come il suono rimandi molto più a questi ultimi, che non ai Blink 182 veri e propri. E non parlo solo dei primi album, perché che non ci saremmo trovati di fronte ad un disco punk-rock credo fosse più che ovvio a tutti, ma anche ai Blink 182 ultimo corso, quelli del self-titled album e della svolta matura. Qui siamo in altri territori, con atmosfere che per gran parte del disco oscillano tra BoxCarRacers e Angels&Airwaves. L’impressione quindi è di un’opera quasi completamente nelle mani di DeLonge che si prende anche la gran parte delle parti vocali, lasciando la viva impressione di una maxi marchetta pagata essenzialmente da Mark per poter riformare la band. Per chi conosce il gruppo e tutto quello che ha prodotto negli anni, è facile riconoscere le parti scritte o pensate dall’uno o dall’altro frontman e quelle di Hoppus sono marginali, relegate a qualche ritornello sparso come in “Up all night” o in “Natives” oppure condensate una traccia-manifesto intitolata “MH 18.4.2011”.
Insomma, il succo è che Tom se n’era andato perché non si sentiva rappresentato e così, per riaverlo, gli hanno dato essenzialmente carta bianca. Ecco così spiegate tracce come “Ghost on the dance floor” e “After Midnight” o l’orribile “Love is dangerous”, pezzi che non ci fosse stata la reunion avremmo trovato uguali identici nel prossimo album AVA). E Travis, in tutto questo, che ruolo ha? Semplice: fare sfoggio di se. Il valore aggiunto dato dalla sua mano ai pezzi è nullo, non perché non dia sfogo alle sue arcinote abilità, ma perché queste non sono mai utili alla canzone. I suoi interludi (o come diavolo si chiamano in gergo tecnico) sembrano spot pubblicitari a se stesso e, dopo anni, iniziano decisamente a stancare. Poi c’è sicuramente chi apprezza, per carità (c’è anche chi ascolta i Dream Theater...) ma per me suonare vuol dire altro.
L’ultima nota che voglio menzionare è la furbizia con cui questo disco è stato realizzato. In maniera molto astuta nel disco vengono infatti piazzati riff, melodie e persino qualche ritmica veloce che va ben oltre lo strizzare l’occhio ai Blink delle origini. Questi episodi però, oltre a suonare veramente artificiosi, paiono più un tentativo di volersi auto-citare e di “accontentare” anche i fan di vecchio corso che non la reale espressione della loro idea di musica.
L’opinione che mi sono fatto in conclusione è che questo “Neighborhoods” è un disco fatto e pensato a tavolino, espressione di una band che non è più una band da troppo tempo. Travis e soprattutto Tom mostrano il loro ego spropositato e Mark fa un mezzo passo indietro giusto per tirar le fila del progetto e tenerlo insieme. Artisticamente e qualitativamente parlando secondo me questo disco resta comunque sotto al precedente “self titled”, che pur non facendosi apprezzare da chi scrive dava quantomeno l’impressione di un disco scritto da una band e non di idee mischiate assieme per accontentare tutti.
Se si ha una buona predisposizione allo stile di DeLonge lo si può benissimo apprezzare. I gusti son gusti e non si discutono. Come detto, c’è anche chi apprezza i Dream Theater…
Manq
TRACKLIST:
1. Ghost On The Dance Floor
2. Natives
3. Up All Night
4. After Midnight
5. Snake Charmer
6. Heart's All Gone - Interlude
7. Heart's All Gone
8. Wishing Well
9. Kaleidoscope
10. This is Home
11. MH 4.18.2011
12. Love Is Dangerous
13. Fighting The Gravity
14. Even If She Falls
1. Ghost On The Dance Floor
2. Natives
3. Up All Night
4. After Midnight
5. Snake Charmer
6. Heart's All Gone - Interlude
7. Heart's All Gone
8. Wishing Well
9. Kaleidoscope
10. This is Home
11. MH 4.18.2011
12. Love Is Dangerous
13. Fighting The Gravity
14. Even If She Falls