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FACE TO FACE
LAUGH NOW, LAUGH LATER
LAUGH NOW, LAUGH LATER
Prima o poi dovremo chiederci perchè in questi anni le reunion abbiano un peso specifico così significativo nella produzione musicale. C’è chi dice spesso sia solo una questione di soldi, ma c’è anche chi dice che la musica non è più un business da diversi anni, quindi io sono un po’ confuso visto e considerato che entrambe le versioni hanno un loro senso. E’ con questa confusione in testa quindi che ho approcciato “Laugh now, laugh later”, primo disco post reunion dei Face to Face.
Ora, io chi sono i Face to Face mi rifiuto di spiegarvelo perché voglio sperare sia superfluo per tutti. Mi pare altrettanto inutile stare qui a paragonare quest’ultimo lavoro con pietre miliari tipo “Ignorance is bliss” perché sia per tempi storici che per contesto si rischierebbe di non far giustizia. Quindi, assodato che non mi resta molto altro di cui scrivere, non posso fare altro che parlare dei pezzi che ci sono in questo album. Dritto e secco, dico che secondo me in questo lavoro ci son pezzi decisamente buoni che al di là della qualità nelle melodie e della produzione, colpiscono principalmente per la loro genuinità. La mia impressione infatti è che i Face to Face volessero semplicemente fare un nuovo disco dei Face to Face e che l’abbiano fatto senza star li troppo a pensare al perché o al percome e strafregandosene dei dubbi con cui ho aperto questa recensione. Semplicemente hanno ritenuto che nel 2011 avesse ancora senso tirar fuori pezzi come “Pushover” o “I don’t mind and you don’t matter” perché ad un sacco di gente sarebbe ancora andato di sentirli esattamente come quindici anni fa. Ed avevano ragione, per quello che mi riguarda, perché son pezzi che io sto amando alla follia. Poi chiaro, il tempo passa e un disco così non fosse uscito a nome Face to Face io non l’avrei nemmeno mai sentito (e ad essere sincero, ad accorgermi della sua uscita ci ho comunque messo tipo tre mesi), però questo fa parte del gioco perché se una band può contare su questo fattore è perché qualcosa in passato ha significato. Loro la ruggine paiono averla scrostata via con cura. Resta qualche sbavatura, tipo “Bombs away” o la conclusiva “Under the wreckage”, ma qui nessuno ha la pretesa di sfornare capolavori. Per quello c’è stato tempo in passato. Qui si vuol solo stare tra amici, suonare la roba di sempre con la classe di sempre e divertirsi come è sempre stato.
Forse una risposta alla domanda iniziale adesso ce l’ho: le reunion servono a noi che, pur avendo a disposizione molta più musica di quindici anni fa, ancora ci emozioniamo con le band degli anni novanta.
Ora, io chi sono i Face to Face mi rifiuto di spiegarvelo perché voglio sperare sia superfluo per tutti. Mi pare altrettanto inutile stare qui a paragonare quest’ultimo lavoro con pietre miliari tipo “Ignorance is bliss” perché sia per tempi storici che per contesto si rischierebbe di non far giustizia. Quindi, assodato che non mi resta molto altro di cui scrivere, non posso fare altro che parlare dei pezzi che ci sono in questo album. Dritto e secco, dico che secondo me in questo lavoro ci son pezzi decisamente buoni che al di là della qualità nelle melodie e della produzione, colpiscono principalmente per la loro genuinità. La mia impressione infatti è che i Face to Face volessero semplicemente fare un nuovo disco dei Face to Face e che l’abbiano fatto senza star li troppo a pensare al perché o al percome e strafregandosene dei dubbi con cui ho aperto questa recensione. Semplicemente hanno ritenuto che nel 2011 avesse ancora senso tirar fuori pezzi come “Pushover” o “I don’t mind and you don’t matter” perché ad un sacco di gente sarebbe ancora andato di sentirli esattamente come quindici anni fa. Ed avevano ragione, per quello che mi riguarda, perché son pezzi che io sto amando alla follia. Poi chiaro, il tempo passa e un disco così non fosse uscito a nome Face to Face io non l’avrei nemmeno mai sentito (e ad essere sincero, ad accorgermi della sua uscita ci ho comunque messo tipo tre mesi), però questo fa parte del gioco perché se una band può contare su questo fattore è perché qualcosa in passato ha significato. Loro la ruggine paiono averla scrostata via con cura. Resta qualche sbavatura, tipo “Bombs away” o la conclusiva “Under the wreckage”, ma qui nessuno ha la pretesa di sfornare capolavori. Per quello c’è stato tempo in passato. Qui si vuol solo stare tra amici, suonare la roba di sempre con la classe di sempre e divertirsi come è sempre stato.
Forse una risposta alla domanda iniziale adesso ce l’ho: le reunion servono a noi che, pur avendo a disposizione molta più musica di quindici anni fa, ancora ci emozioniamo con le band degli anni novanta.
Manq
Voto: 7,5
Voto: 7,5
TRACKLIST:
1. "Should Anything Go Wrong"
2. "It's Not All About You"
3. "The Invisible Hand"
4. "Bombs Away"
5. "Blood in the Water"
6. "What You Came For"
7. "I Don't Mind and You Don't Matter"
8. "Stopgap"
9. "All for Nothing"
10. "Pushover"
11. "Under the Wreckage"
1. "Should Anything Go Wrong"
2. "It's Not All About You"
3. "The Invisible Hand"
4. "Bombs Away"
5. "Blood in the Water"
6. "What You Came For"
7. "I Don't Mind and You Don't Matter"
8. "Stopgap"
9. "All for Nothing"
10. "Pushover"
11. "Under the Wreckage"