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MOVING MOUNTAINS
WAVES

Chi legge le mie recensioni probabilmente si sarà stancato di sentirmi citare i Moving Mountains più o meno in qualsiasi pezzo a tema emocore/post-rock scritto negli ultimi anni. Avete ragione. Per somma gioia di tutti, a partire dal sottoscritto, l’uscita di questo secondo disco potrebbe finalmente placare la mia verve evangelizzatrice dandomi modo di scrivere una recensione interamente dedicata a loro.
“Waves” esce a quattro anni di distanza da “Pneuma”, disco d’esordio che sull’enciclopedia della buona musica trovate alla “M” di masterpiece. In questo lasso di tempo sarebbe anche uscito un EP intitolato “Foreword”, lavoro che con il primo disco aveva veramente poco in comune, sia a livello stilistico che qualitativo, e che di conseguenza preferisco ignorare. L’attesa per questo secondo lavoro su lunga distanza quindi era legata principalmente alla curiosità di capire che direzione avesse preso davvero una delle band sicuramente più promettenti del panorama indie/alternative.
Il disco si apre con “My life is like a chase dream (and I’m still having chase dreams)” e al sottoscritto, sentendola, è venuto un mezzo colpo. Le atmosfere post-rock dilatate e sognatrici sono sparite, la produzione si è fatta cristallina e le linee vocali son diventate non solo più mature per quel che riguarda il timbro, ma anche protagoniste dei pezzi e non più corollario delle melodie in questi contenute. Siamo di fronte ad un pezzo alternative rock da manuale, con tutte le accezioni negative che si possono dare al termine, costruito e finto quanto le grida piazzate qua e là lungo la traccia.
Fortunatamente la parentesi iniziale è anche il punto più basso del disco e dalla seguente “Where two bodies lie” si iniziano a risentire i tratti distintivi della band, seppur presentati in una veste del tutto nuova. Le tracce, rispetto al passato, sono decisamente più corte e questo toglie molto spazio alle derive post-rock stile Explosion in the Sky, ma le melodie rimangono tutte e vengono ancora intrecciate sapientemente. “The cascade” rimanda chiaramente agli esordi, con quell’intro arpeggiata e suggestiva, ma per quanto le strutture delle canzoni siano ben congeniate a me resta l’impressione che qualcosa manchi, quei climax che si concludevano in esplosioni di suono e cori ora sono cosa decisamente rara.
Il lavoro, in conclusione, ha un respiro molto più rock e decisamente meno lirico, ma presenta comunque picchi di classe notevolissimi e dimostra molte delle potenzialità del quartetto newyorkese. Certo, la rotta è cambiata verso una direzione sicuramente più fruibile e, se vogliamo, meglio vendibile, ma la sensazione non è (quasi) mai di svendita del prodotto, quanto di scelte artistiche più o meno apprezzabili, ma fatte con cognizione di causa. Il risultato è senza dubbio un buon disco e l’averne parlato in modo così critico è più dovuto alle forti aspettative riposte che non sulla reale qualità del lavoro.  

Manq
Voto: 7
TRACKLIST:

01 – My life is like a chase dream (and I’m still having chase dreams)
02 – Where two bodies lie
03 – Tired tiger
04 – The cascade
05 – Once rendering
06 – Always only for me
07 – Alleviate
08 – Parts in different places
09 – Furnace woods
10 – Full Circle