Qui nella redazione di Groovebox l'attesa per il nuovo album di studio degli Your Demise è stata parecchio sentita in special modo per la curiosità di ascoltare non solo il mood e il sound offerti dalle nuove tracce di "The Kids we Used To Be..." ma anche per tastare le capacità vocali del nuovo singer della band Ed McRae (ex Centurion) il quale può, secondo me, essere promosso a pieni voti in quanto degno sostituto del buon vecchio George Noble.
Il rischio principale - che ha contribuito non poco ad accrescere la sempre più forte curiosità d'ascolto dell'ultima fatica degli Your Demise - è stato quello di poter in qualche modo storcere il naso per il paragone tra i due vocalist, in quanto G. Noble era un chiaro componente distintivo della band con la sua voce grezza, potente e soprattutto IGNORANTE (non per altro il predecessore di "The Kids.." appunto "Ignorance Never Dies")
Bene, appurate le ottime qualità del nuovo singer passiamo adesso all'analisi dell'intero disco, il quale si presenta con una copertina che fa molto "album dei ricordi" poichè costituito da un collage di foto live intorno alla parte centrale della copertina raffigurante la band seduta per strada accerchiata da stickers, plettri, carte stracciate ad "arricchire" o meglio "ingrezzire" il puzzle di foto azzeccatissimo perchè in puro stile HC.
Il disco parte subito con una sorta di intro song intitolata "MMX" che riassume nel suo minuto e cinquantacinque secondi quello per cui l'ascoltatore dovrà chiedere ai propri timpani uno sforzo disumano, per la potenza che il disco sta per sputare fuori dalle casse.
L'opening track è "Miles Away", a mio avviso stupenda perchè costituita fondamentalmente da parti "2step" degne di moshing più festaioli con HC beats per devastare completamente i malcapitati moshers!!
L'elemento che differenzia "The Kids We Used To Be" con il precedente "Ignorance Never Dies" è sicuramente la totale mancanza di interludi DNB/Dubstep per la gioia dei veri HC Kids e veterani, i quali potranno sicuramente notare che l'assenza di questi interlude caratteristici del disco precedente ha potuto così lasciare ampio spazio a riff ancora più potenti e massicci, pattern di batteria furiosi e compatti, cori da "stadio" e sing along sempre più presenti supportati da una produzione moderna e compressa.
Si evidenzia particolarmente la voglia di sperimentare sporadicamente qualche linea vocale melodica in perfetto stile "California Punk", con spunti ritrovabili in "Life Of Luxury", “Like A Broken Record” e nella titletrack.
Un grande disco per una band giovane sulla quale scommettere a occhi chiusi e che va così a rimpolpare vigorosamente un filone british che vede già altre importanti giovani realtà, Gallows su tutti. Ottimo lavoro!!