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MY OWN RUSH
SOGNO ITALIANO
SOGNO ITALIANO
Generalmente non amo recensire album di band nazionali, tantomeno se “esordienti”, questo sia perché non sono un giornalista musicale convinto di avere sempre e comunque ragione, sia perché se un disco non mi piace tendenzialmente lo dico chiaro e, di conseguenza, passo per il saputello che si diverte a stroncare il lavoro altrui.
Ho fatto un’eccezione nel caso dei My Own Rush perché li vidi una volta dal vivo, per caso, di spalla al set acustico di Kris Roe e non mi erano dispiaciuti. Qualche mese dopo oltretutto, mi era capitato di vedere su MTV il video di “Una vita da onorevole” e l’avevo trovato divertente, fresco e simpatico nella misura in cui il pop-punk dovrebbe essere. Purtroppo però, “Sogno italiano” è molto distante da quello che mi sarei aspettato e, soprattutto, molto distante da qualcosa che io possa apprezzare. Al giorno d’oggi, almeno.
Il contenuto dell’album infatti è una sorta di rock n’ roll d’altri tempi, una cosa che al primo ascolto mi ha fatto pensare alla Steve Roger’s Band di “Alzati la gonna” per capirci, a cui vengono sovrapposti testi a metà strada tra il demenziale e la denuncia di alcuni malcostumi del nostro paese che troppo spesso però invece di far sorridere scivolano nel grottesco. “Dolce Polly” ne è un esempio. Non sono mai stato incline alla musica “che fa ridere” perché essenzialmente spessissimo non la trovo divertente, ma questa è chiaramente questione di gusti ed opinioni.
Tornando al lato musicale della questione, resto convinto che la cosa migliore del disco sia “Una vita da Onorevole” e che il resto sia veramente un’altra cosa, quasi sconnessa e sicuramente di minor efficacia. Il lato positivo di questo lavoro, secondo me, è che il quartetto milanese ha evitato di cavalcare il filone ormai super trendy delle band gggiovani (con tre g) che spopolano nei pomeriggi della TV nazionale tentando di dare alla luce un prodotto personale e, quantomeno, facilmente identificabile nella massa.
Poteva essere fatto meglio? A mio avviso sì, parecchio, ma per questo magari ci sarà tempo in futuro. Al sottoscritto resta il dubbio di che fine abbiano fatto i pezzi che aveva sentito dal vivo in quel famoso concerto, perché è quasi del tutto sicuro non fossero gli stessi e che fossero molto, ma molto meglio.
Ho fatto un’eccezione nel caso dei My Own Rush perché li vidi una volta dal vivo, per caso, di spalla al set acustico di Kris Roe e non mi erano dispiaciuti. Qualche mese dopo oltretutto, mi era capitato di vedere su MTV il video di “Una vita da onorevole” e l’avevo trovato divertente, fresco e simpatico nella misura in cui il pop-punk dovrebbe essere. Purtroppo però, “Sogno italiano” è molto distante da quello che mi sarei aspettato e, soprattutto, molto distante da qualcosa che io possa apprezzare. Al giorno d’oggi, almeno.
Il contenuto dell’album infatti è una sorta di rock n’ roll d’altri tempi, una cosa che al primo ascolto mi ha fatto pensare alla Steve Roger’s Band di “Alzati la gonna” per capirci, a cui vengono sovrapposti testi a metà strada tra il demenziale e la denuncia di alcuni malcostumi del nostro paese che troppo spesso però invece di far sorridere scivolano nel grottesco. “Dolce Polly” ne è un esempio. Non sono mai stato incline alla musica “che fa ridere” perché essenzialmente spessissimo non la trovo divertente, ma questa è chiaramente questione di gusti ed opinioni.
Tornando al lato musicale della questione, resto convinto che la cosa migliore del disco sia “Una vita da Onorevole” e che il resto sia veramente un’altra cosa, quasi sconnessa e sicuramente di minor efficacia. Il lato positivo di questo lavoro, secondo me, è che il quartetto milanese ha evitato di cavalcare il filone ormai super trendy delle band gggiovani (con tre g) che spopolano nei pomeriggi della TV nazionale tentando di dare alla luce un prodotto personale e, quantomeno, facilmente identificabile nella massa.
Poteva essere fatto meglio? A mio avviso sì, parecchio, ma per questo magari ci sarà tempo in futuro. Al sottoscritto resta il dubbio di che fine abbiano fatto i pezzi che aveva sentito dal vivo in quel famoso concerto, perché è quasi del tutto sicuro non fossero gli stessi e che fossero molto, ma molto meglio.
Manq
TRACKLIST:
1. Ho provato a guardarmi dentro ma ho preferito restarne fuori
2. Sogno Italiano
3. Figlio del mio tempo
4. Dolce Polly
5. Sexteen (Miss Backstage)
6. Milano di Notte
7. Serenata Rock
8. Una vita da Onorevole
9. Canto per dispetto
10. Dad is callin’ out
1. Ho provato a guardarmi dentro ma ho preferito restarne fuori
2. Sogno Italiano
3. Figlio del mio tempo
4. Dolce Polly
5. Sexteen (Miss Backstage)
6. Milano di Notte
7. Serenata Rock
8. Una vita da Onorevole
9. Canto per dispetto
10. Dad is callin’ out