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22/01/2016 - Estragon - Bologna
Report a cura di: UnderD
L'Estragon di Bologna è già particolarmente gremito quando sul palco, ad aprire la serata, si presentano gli inglesi The River 68's, una band a me completamente sconosciuta. Mi ritrovo al cospetto di un blues rock semi acustico, una sorta di The Black Crowes in versione light di ottima fattura, ma non particolarmente coinvolgenti nonostante l'ottima timbrica del cantante. Ne scaturisce una mezz'oretta di giri di birre al bar con sottofondo da piano bar, in perfetto stile british.
Quando arrivano gli headliner The Darkness, con i loro completini da febbre del sabato sera, l'Estragon è praticamente soldout. L'inizio delle danze viene affidato a "Barbarian", uno dei singoli del nuovo album "Last of Our Kind". Rimango sorpreso dal suono pulito e compatto della band che non ha nulla da invidiare ai più seriosi metallari. Quando alla voce hai Justin Hawkins, l'ironia è da mettere in preventivo e così, tra pernacchie con le ascelle e palleggi con plettri accompagnati da cori di incitamento, il frontman dei The Darkness si dimostra un valido e simpatico intrattenitore. Si prosegue con i classici "Growing On Me" e "Black Shuck". La temperatura si alza e Justin comincia a disfarsi del suo abbigliamento fino a rimanere nella sua classica tenuta a petto nudo. Quel riff un po' alla AC/DC di Daniel Hawkins (fratello di Justin), preannuncia la nuova "Mudslide". Tra una canzone e l'altra, mi accorgo che il pubblico dell'Estragon è pittosto vario, pensavo di ritrovarmi circondato da schiere di truppe degli anni ottanta, invece, evidentemente, la musica dei The Darkness ha riscosso consensi in almeno un paio di generazioni di rockers di ogni tipo. Tra battiti di mani e cori, la scaletta continua con "Givin'up", "Roaring Waters" e la ballatissima "One Way Ticket". Impressionante quanto, nonostante le scorribande per il palco, il falsetto di Justin riesca ad essere pulito ed efficace. Arriva un tocco di Queen con "Love Is Only A Feeling" (ah, dimenticavo, il batterista Rufus Taylor, è il figlio di Roger Taylor dei Queen). Avanti senza sosta con "Friday Night", "English Country Garden", "Every Inch Of You" e "Rack Of Glam". Non posso far a meno di ridere tutte le volte che guardo il bassista Frankie Poullain che pare una versione dimagrita di Charles Bronson pronto ad approdare al cinema hard degli anni settanta. La serata comincia a giungere verso la sua parte finale e Justin, prima degli encore, cambia nuovamente abito, presentandosi sul palco con una maglietta rossa ed un paio di pantaloncini corti. A chiudere la serata, arrivano una emozionante "Street Spirit (fade ou)", una cover dei Radiohead che non ha nulla da invidiare all'originale, e la settantiana "Love On The Rocks With No Ice" che Justin, almeno per metà, suona in mezzo al pubblico a cavalcioni di un energumeno con la maschera da diavolo. Finita la canzone, Justin si arrampica sulle impalcature del palco per qualche ultimo siparietto prima dei saluti. E' stata una grande serata, pensavo di vedere un manipolo di mattacchioni ed invece mi sono ritrovato di fronte a dei bravissimi ed impeccabili musicisti dallo spiccato senso dell'humor.
Setlist:
1-Barbarian
2-Growing on Me
3-Black Shuck
4-Mudslide
5-Givin' Up
6-Roaring Waters
7-One Way Ticket
8-Love Is Only a Feeling
9-Friday Night
10-English Country Garden
11-Every Inch of You
12-Rack of Glam
13-Get Your Hands Off My Woman
14-Stuck in a Rut
15-I Believe in a Thing Called Love
Encore:
16-Street Spirit (Fade Out) (Radiohead cover)
17-Love on the Rocks With No Ice