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19/11/2015 - ESTRAGON - BOLOGNA
Report a cura di: Underd
BLACK LABEL SOCIETY
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STARSICK SYSTEM
Estragon (BO) 19.11.2015
Dopo gli annullamenti di tour degli ultimi giorni, dovuti ai fatti parigini che tutti conosciamo, ho temuto che anche Zakk Wylde potesse dare forfait invece eccolo qui, all'Estragon di bologna, con i suoi Black Label Society.
Circa alle venti e trenta, direttamente da Pordenone, sul palco dell'Estragon gli Starsick System che con una manciata di brani di solido hard rock moderno, aprono la serata. Ottima tenuta del palco (anche se l'emozione è palpabile) e ottimi suoni. Se siete dei patiti di Alter Bridge o Pop Evil, vi consiglio di andarli a cercare perchè troverete: un bravo chitarrista, un ottimo cantante (che ha Ronnie James Dio aggrappato alla schiena) e una bella bassista che è anche brava. C'è anche un batterista...ma ero distratto da quella che suonava il basso (ovviamente si scherza), ottimo pure lui.
Il tempo di smontare l'attrezzatura degli Starsick System e di scoprire la coreografia zeppa di teschi dei BLS e sono già le nove e trenta. Uno sbuffo di fumo, un accenno del mash-up "Whole Lotta Sabbath" ed ecco che il biondo/bianco e barbuto Zakk Wylde arriva sul palco con tutto il suo quintale di pelo, borchie accompagnato dal resto della band. Sono subito pugni in faccia sonori, con i riff di "The Beginning...At Last" poi, come nelle migliori balere della riviera, si balla alla grande su "Funeral Bell". Le doti tecniche di Wylde lasciano a bocca aperta e quando durante gli assoli dei vari pezzi, monta sul suo trespolo personalizzato, è una goduria pazzesca. A seguire, arrivano lo sludge old school di "Bleed for me" e la nuova "Heart of darkness". Non vengono dedicati particolari momenti ai recenti fattacci ma alla fine di ogni canzone, Zakk alza un dito al cielo e pare dire "è per voi". "Suicide messiah" è il momento della scaletta in cui il pubblico pare più coinvolto e duetta di continuo con uno Zakk divertito. Quando è arrivato il momento di "My Dying Time", ho temuto, per un momento, di essere capitato per sbaglio ad un concerto degli Alice In Chains, invece no, sono proprio i Black Label Society che nell'ultimo album sono "inciampati" dentro un cestone di roba grunge. Niente pause, il tempo è prezioso, e allora avanti con un solo moment di quasi tre minuti. Distorsioni e cavalcate tra le note che ti ipnotizzano. La band (ancora in versione grunge) torna sul palco con tutti i suoi effettivi, compreso il magrolino chitarrista Dario Lorina (ex Lizzy Borden), sbeffeggiato da Zakk a suon di "Hey amico a te servono un sacco di steroidi" ed esegue "Damn The Flood". Si torna su dei binari hard rock più classici con "Godspeed Hell Bound" in cui il passato di Zakk con Ozzy Osbourne si fa notare e anche molto. Compare il pianoforte e le luci si abbassano. Tutti si chiedono: farà prima Angel of Mercy o In This River? Vince "Angel Of Mercy". Zakk, da carroarmato spara riff, si trasforma in "docile" chierichetto e per circa sei toccanti minuti dà prova di essere un musicista completo, capace di cantare, suonare la chitarra ed in grado di far scivolare le proprie dita con disinvoltura, anche sui tasti di un pianoforte. Il finale di serata è affidato alla tripletta "The Blessed Hellride", "Concrete Jungle" e l'attesissima "Stillborn", cantata dalla quasi totalità del locale. Nessun encore, Zakk mostra la sua chitarra a tutto l'Estragon, abbraccia i suoi compagni, ringrazia tutti ed assieme a tutta la band si congeda dopo gli ormai selfie di rito con il pubblico alle spalle. Me ne vado dall'Estragon sudato, senza voce e con una convinzione: dopo Dimebag, c'è Zakk!!!
Setlist:
- the beginning...at last
- funeral bell
- bleed for me
- heart of darkness
- suicide messiah
- my dying time
- guitar solo
- damn the flood
- godspeed hell bound
- angel of mercy
- in this river
- the blessed hellride
- concrete jungle
- stillborn